16 Ottobre 2012, 14:42
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MESSINA- Tra le pagine di un’ordinanza che riporta il giro di prostituzione attivo nella provincia messinese si scoprono i rischi del “mestiere di pappone”. Il più grosso, per chi gestiva i club a luci rosse di Torrenova e Caronia, sequestrati ieri nel corso della operazione “Dolce vita”, era che cliente e prostituta stabilissero un contatto diretto.
Una conversazione intercettata, infatti, rivela l’ansia di un “impresario”: “Senti qua- dice l’uomo – devono stare tutte al loro posto, perchè se non stanno al loro posto io le mando. C’era Jasmin, io l’ho mandata a Jasmin, perchè si faceva i c…. suoi fuori. Si portava le persone a casa, persone in giro, fuori, a spendere per comprarsi cose, pantaloni da 800 euro. Queste cose non le devono fare. Pantaloni da ottocento euro si è fatta comprare, e pure il computer. Capito cosa ti voglio dire: queste cose non possono essere perchè poi non le vengono a trovare più qui dentro capito?”.
E certamente un colpo ai guadagni delle imprese del sesso doveva darlo la “messa in proprio” delle ragazze venute dall’Est. Sempre diverse, per strategia imprenditoriale. La variazione dell’offerta, infatti, più che da un’esigenza di mercato, era dettata dalla necessità di non “radicare” sul territorio la lucciola. Era, semplicemente, opportuno non creare “affezione” tra ragazza e cliente, perchè il canale diretto avrebbe sottratto danaro al club. Ma il club cosa offriva? Dalla più comune lap dance, nel corso della quale le ragazze, alcune immigrate clandestine, ballando seminude, consentivano ai clienti di infilare nelle loro mutandine banconote e di farsi accarezzare le gambe o i fianchi, al seguito a luci rosse. Le stesse donne, previo pagamento da parte dei clienti di 50 euro, si appartavano in ambienti riservati denominati “privè”, nei quali, alla presenza di uno o due clienti, si denudavano del tutto, consentendo ulteriori ed approfondite carezze. 25 euro andavano ai gestori del club. Un rapporto sessuale completo imponeva al cliente il pagamento di altri 200 euro, che andava sempre equamente diviso.
Particolare anche il reclustamento delle ragazze, che avveniva seguendo una vera e propria selezione. Ecco uno stralcio di conversazione tra due degli indagati: ” Ah, ascolta come sei combinato, hai bisogno di ragazze? Non ne hai bisogno? Perchè lui sta cominciando a fare un po di giri per portare le ragazze in giro – Io ce l’ho quattro donne, non lo so se tu, qualche ragazza però qualcuna che fa scena, hai capito? – Scena, a chi vuoi, Luana, Ambra, un’altra Luana? Un’altra Luana che è un metro e settantacinque lunga, ehm una quarta, quinta di seno, magra, carina è sa lavorare. Quante ne hai bisogno tre, quattro, cinque, quante ne hai bisogno?”.
E ancora, un’altra intercettazione rivela l’estensione del gruppo su gran parte della Sicilia: Mi servono belle ragazze, perchè roba così ce l’ho… – Ascoltami domani mi dovrebbe arrivare una ragazza. A te interessa? – Com’è? – La ragazza è molto bellina, io a Messina sono senza ragazze Pino, ho solo cinque ragazze. Non me la posso portare a Messina, capisci? – Perchè? – Non è nei parametri, non è nei parametri per Messina, vuole troppo di fisso di cose, mi segui che ti voglio dire? Vuole cinquanta euro di fisso, vuole troppo assai. La ragazza ti sto dicendo è molto bellina, solo che vuole cinquanta euro di fisso, mi capisci? E là cinquanta euro nessuno glieli dà perchè sono troppi. – Ho capito – Ma è per Messina mi capisci che ti voglio dire? – Ti sto mandando una formula 1, mi hai cercato una formula 1 ti sto mandando una formula 1, che vuoi? – Fammi parlare con Simona vediamo com’è combinata con le donne che arrivano, perchè domani me ne arrivano altre tre .. mi arriva pure cosaa vediamo domani come siamo messi. – No, domani no, vedi com’è perchè io domani devo sapere dove le devo dirottare perchè lei arriva di mattina, capisci? Se di mattina so che è di te è di te, sennò la dirotto per Marsala, la dirotto per un altro posto, non me la scendo per Messina e poi da Messina la devo mandare a Palermo o a Catania. Minchia, devi essere deciso nelle cose. Mi hai detto: mandami una formula 1, se hai una formula 1 me la puoi mandare. Io ti sto mandando una formula 1, eee no, ora non mi fare impazzire, gioia”.
Nei club si consumavano anche addii al celibato.Tra i 100 ed i 150 euro, senza prestazione sessuale finale, il costo, a persona, per i partecipanti. Senza sconti al promesso sposo. La consumazione nel privè era segnata sul conto con “eleganza e discrezione”. Ad ogni bicchiere che il cameriere portava lasciava un bracciale che la ragazza metteva al polso. A fine serata ad ogni bracciale “sfilato” davanti al cassiere, il cliente sborsava il corrispettivo in banconote. Ma l’organizzazione era perfetta anche nei particolari: al cliente “distratto”, infatti, veniva fornita anche la copertura contraccettiva. Per i gaudenti siciliani, l’operazione “Dolce Vita” ha stroncato una delle poche cose funzionanti nell’isola.
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16 Ottobre 2012, 14:42