Abbiamo il Ponte sullo Stretto di Messina. Evviva!.. però...

“Lasciate ogni speranza voi che entrate… con il Ponte sullo Stretto”

Progetti, dubbi e polemiche. E la Sicilia arranca
L'OPINIONE
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4 min di lettura

Ecco, abbiamo il Ponte sullo Stretto di Messina. Evviva! Si, davvero, non ci credete? È stato inaugurato proprio ieri con tanto di autorità, fanfare, nastri e benedizioni.

Mi state guardando tipo pazzo? Beh, avete ragione, non è esattamente così, il ponte è ancora nei progetti e, soprattutto, nelle polemiche politiche. Però, consentitemi un po’ di fantasia e immaginiamo per un attimo che il Ponte sullo Stretto sia stato costruito superando dubbi, incertezze e paure.

Superando anche la questione delle risorse finanziarie necessarie ancora piuttosto nebulosa. I dubbi e le incertezze riguardano la concreta possibilità di metterlo in piedi nonostante le mille osservazioni tecniche in attesa di risposte, dubbi addirittura sull’altezza che pare non consentirebbe il passaggio di navi di una certa imponenza.

Le paure riguardano le condizioni del sito, in particolare la sua pericolosa sismicità e quindi, in definitiva, la sicurezza di uomini e cose. Fingiamo che sia tutto a posto e che ieri, tornando all’incipit, sia stato inaugurato il ponte più lungo al mondo, con una campata di circa 3.300 metri. Magari con l’intenzione da parte di chi sta al governo, a Roma e a Palermo, di incassare voti specialmente dei siciliani nelle future competizioni elettorali.

Del resto, Matteo Salvini ne ha fatto una bandiera mentre i soliti nemici della contentezza lo accusano di volere così distogliere l’attenzione sui gravi problemi cha attanagliano da decenni la Sicilia.

Premessa opportuna, chi scrive non si è mai dichiarato pregiudizialmente contrario al Ponte sullo Stretto, al contrario, l’idea mi piace. Il punto, anzi, l’interrogativo è un altro ed è il seguente: questo ponte avrà (idealmente) la forza di convincere tanti emigrati per necessità, soprattutto giovani, a tornare a casa o, piuttosto, faciliterà (sempre idealmente) la fuga verso altre città del Nord e dell’Europa?

Mi spiego. Sarà, cioè, il simbolo di una nazione che vuole finalmente eliminare diseguaglianze, sperequazioni tra il Settentrione e il Meridione del Paese? Che intende eliminare i limiti oggettivi di una regione martoriata dall’emarginazione, dalla disoccupazione e dal sottosviluppo per colpa di una politica cieca, autoreferenziale e clientelare?

Da come vanno le cose potremmo dedurre esattamente l’opposto. Se guardiamo, ad esempio, all’impianto complessivo dell’Autonomia differenziata già in cantiere sembrerebbe vincere la volontà di consolidare economicamente e finanziariamente (in positivo) il Nord e lasciare il Sud al suo triste destino.

Ma non è dell’Autonomia differenziata che adesso vogliamo parlare, vogliamo invece continuare il racconto. Attraversato il Ponte inaugurato ieri, una delle meraviglie della Terra, troveremo scritto: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”. Troppo drammatico? E no, per niente, troppo vero sfortunatamente.

Appena toccato il suolo siciliano cominciano i guai a dispetto della bellezza mozzafiato dei paesaggi e delle coste (sebbene gli uni e le altre violentati nel recente passato da criminali senza scrupoli in giacca e cravatta a braccetto con boss mafiosi e corrotti), a dispetto della ricchezza artistica, archeologica e naturalistica unica al mondo.

Le strade, le autostrade per raggiungere le varie destinazioni risultano un disastro. Le regie trazzere, non è ironia spicciola, erano più dignitose, ben tenute e razionali. Inutile sperare sui trasporti ferroviari con i tempi biblici per raggiungere una qualsiasi località sicula.

Non solo, toccato il suolo siciliano hai un’altissima probabilità di ritrovarti a corto di acqua. Chissà perché l’Onnipotente non sopporta i siciliani, si diverte a chiudere i rubinetti del cielo. Poca o nessuna pioggia per mesi. Fatto sta che in pieno 2024 dobbiamo affrontare la siccità e accontentarci dei pozzi e delle autobotti.

Soltanto che il buon Dio non c’entra nulla ovviamente, sono gli uomini i responsabili, coloro che, di destra, sinistra e centro, hanno avuto e hanno ruoli di governo e che nel tempo, con grande soddisfazione della mafia dell’acqua, non si sono preoccupati di elaborare un piano di investimenti e di interventi per risolvere il risolvibilissimo problema della ricorrente penuria d’acqua.

Periodicamente si elencano cifre, progetti, appalti, eccetera eccetera. Ottimo, intanto però siamo alle prese con l’acqua razionata e con i relativi immensi danni per la comunità civile, l’agricoltura e gli animali.

Non è finita, toccato il suolo siciliano devi sperare di non avere bisogno di un ospedale, che non ti accada fisicamente nulla. Abbiamo il ponte ma al contempo pur disponendo di un maggior numero di pronto soccorso rispetto ad altre regioni da noi la Sanità è un inferno, quella pubblica intendiamo.

Troppo drammatico? No, per niente, troppo vero sfortunatamente. I medici sono pochi e tanti scappano verso il privato, si sta discutendo di accorpare le aree di emergenza per tentare di offrire un “servizio migliore”, dicono, invece di provvedere ad assumere medici, aumentare i posti letto, rendere accoglienti i reparti e accorciare le liste d’attesa.

Naturalmente, benché le cose vadano male non paga nessuno, i vertici stanno sempre seduti nelle medesime poltrone o, al massimo, se le scambiano secondo il volere dei politici e dei partiti di riferimento.

Potremmo continuare con l’eterna emergenza rifiuti, il lavoro che manca, la latitanza della meritocrazia, i servizi al cittadino da piangere. Fermiamoci. In conclusione, il timore è, semmai il ponte si farà, che non servirà per fermare idealmente chi scappa e certamente non convincerà mia figlia a Londra da otto anni o mio figlio a Modena da tre a tornare. Né mai, da padre, glielo chiederei.


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