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Messina, un anno di tormenti | E la proprietà perde appeal

E' stato un anno tra alti e bassi per il club giallorosso, ora coinvolto nella lotta per non retrocedere.

calcio - lega pro
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MESSINA – Il 2016 è stato l’ennesimo anno di transizione per il calcio messinese, con una piazza che ancora fatica ad uscire dal guado della bassa Lega Pro e alla continua ricerca della svolta dopo quasi un decennio di anonimato. Un anno transitorio fatto di colpi di scena e di tormenti, soprattutto nella seconda parte. Un 2016 caratterizzato soprattutto dagli aspetti societari, dalle continue trattative con Francesco Barbera prima e con Franco Proto poi intenzionati a rilevare la maggioranza delle quote societarie, ma con la proprietà decisa a rifiutare le avance dei possibili acquirenti. Negli ultimi mesi la proprietà ha perso il suo appeal nei confronti di una tifoseria a cui era stato promesso ben altro campionato, ma che ormai si è rassegnata all’idea di un’altra stagione all’insegna della sofferenza.

In un primo momento la piazza non si era strappata i capelli all’idea di continuare con chi era riuscito a garantire quel settimo posto in Lega Pro che rappresenta il punto più alto dalla stagione 2008/2009, salvo poi iniziare a mugugnare nei confronti della società. I momenti difficili non sono certo mancati. A partire dall’arresto del vicepresidente Pietro Gugliotta avvenuto il 29 giugno, finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Totem”. Via il d.g. Lello Manfredi e il ds Christian Argurio, rimpiazzati da Giovanni Villari, già legale della società, e da Vittorio Tosto, che affida la panchina a Valerio Bertotto chiamato a prendere il posto di Lello Di Napoli che, a sua volta, dal 2 febbraio era stato “promosso” per prendere il posto di Arturo Di Napoli, squalificato per 4 anni dal Tribunale federale per l’inchiesta Dirty Soccer, di cui era stato il secondo. Il campo ha raccontato una storia agrodolce.

Perché la prima parte del 2016 ha visto un Messina raggiungere un più che dignitoso settimo posto, con il 3-2 inflitto al Foggia di Roberto de Zerbi il 13 marzo a rappresentare il punto più alto. La classe di Gustavo, i gol di Tavares, le giocate di Fornito e i muscoli di Giorgione, tornano a far entusiasmare il pubblico “Franco Scoglio”, che forse si illude che il peggio sia passato. Della squadra del settimo posto restano in pochi, al posto di Tavares e Gustavo ecco arrivare Pozzebon e Milinkovic, al posto di Fornito dalla Primavera del Crotone c’è Foresta e a dare fosforo a centrocampo ci pensa Gianluca Musacci, dal ritiro in terra laziale non arrivano segnali sconfortanti ma ilo Messina di Bertotto avrà vita breve, perché a dieci giorni dall’inizio del campionato Villari si dimette e Tosto viene sollevato dall’incarico così come il tecnico piemontese.

Arriva Sasà Marra che capisce subito che la rosa non adeguata agli obiettivi tracciati dal presidente Stracuzzi all’inizio della stagione, quando il numero uno peloritano disse a chiare lettere che il Messina poteva e doveva migliorare il piazzamento della stagione passata. Dopo tre sconfitte consecutive, l’ultima a Monopoli, e con il Messina a ridosso della zona playout, il tecnico campano viene sollevato dall’incarico: era il 17 ottobre. Al suo posto ecco Cristiano Lucarelli, a testimonianza di quella instabilità tecnica che ha caratterizzato il 2016 peloritano. Il tecnico livornese ha giocato molto sull’aspetto psicologico ottenendo qualche risultato incoraggiante, ma anche delle rovinose cadute che hanno portato il Messina ad un passo dall’ultimo posto. Il successo nel derby dello Stretto contro la Reggina firmato da Bruno e Milinkovic il 29 dicembre, è stato il regalo fatto ad una tifoseria che spera che il 20°17 sia l’anno della definitiva svolta.


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