Blitz a Palermo. Cosche decapitate e conferenza stampa di rito. “E’ stata un’operazione molto importante – dice il procuratore Francesco Messineo – forse abbiamo prevenuto guai molto peggiori. È incoraggiante che alcuni degli imprenditori abbiano avuto il coraggio di collaborare. Spero che questo sia di stimolo per gli altri”. Il questore Nicola Zito fa il punto sugli affari dei clan. “È stata un’indagine trasversale che riguarda tutti i mandamenti più importanti di Palermo”, spiega il generale Teo Luzi, comandante dei carabinieri. Dice il procuratore aggiunto Antonio Ingroia: “Tengo a sottolineare l’unicità di Cosa Nostra. Dopo ogni nostro attacco, cerca di serrare le fila e ricomporsi”.
L’operazione è stata la naturale prosecuzione dell’attività che nell’operazione “Cerbero”, conclusasi nel maggio del 2009, ha portato all’arresto 37 esponenti dei clan mafiosi di Brancaccio e di Portanuova. Ne viene fuori un quadro inquietante: intere fette di città assoggettate alle estorsioni. Con una sostanziale continuità di potere, nonostante molti boss siano in carcere. E’ il caso di Brancaccio. Filippo e Giuseppe Graviano sono dentro, ma la sorella Nunzia avrebbe continuato a gestire gli affari della cosca, come punto di riferimento del racket nella zona.