"Mi hanno rubato la macchina" | Cronaca di un'odissea - Live Sicilia

“Mi hanno rubato la macchina” | Cronaca di un’odissea

Una macchina rubata. Una notizia che ci porta a fare spallucce: non è grave. Solo che stavolta il cronista è stato testimone diretto del fatto e della desolazione che si porta appresso. E può raccontare dal vivo una storia. La storia di una macchina rubata.

PALERMO- Il ventre maleodorante della città sputa la macchina – quel che resta di essa – venti minuti dopo le diciassette. C’è voluta tutta l’abilità dell’uomo del carro attrezzi, l’aiuto del proprietario di quella che fino alla sera prima era una onesta Peugeot 107, del cronista e persino dei poliziotti per tirarla fuori dal garage di cortile La Rocca. Palermo. Quartiere Brancaccio. Signori e signori ecco la storia di una macchina rubata. La cronistoria di un pomeriggio che ci consegna tutte le contraddizioni di una città. Certe cose sai che esistono perché a Palermo ci vivi e lavori. Solo che, a volte, capita di dimenticarsene. Andarci a sbattere serve a risvegliare la coscienza sulla miseria e il malaffare che ribollono.

Tutto inizia con quel “mi hanno rubato la macchina”. Ci immedesimiamo nei panni del malcapitato. Già, la macchina, cinque anni di onorato servizio. Usata ma in ottime condizioni. Se te la rubano e vivi di stipendio diventa un problema. Insomma, non hai i soldi per ricompratela. Almeno non subito. Resti a piedi, ma sdrammatizzi. Alcune persone i soldi per una macchina come la tua non li hanno oggi e, quasi certamente, non li avranno neppure domani. Poi, si coltiva la speranza che “magari la ritrovano”. E squilla il telefono. La voce del poliziotto conferma che la speranza è davvero l’ultima a morire: “L’abbiamo ritrovata”. Magari in buone condizioni. La speranza si infrange poco dopo quando la stessa voce precisa che “serve un carro attrezzi”.

E comincia il viaggio nel ventre della città. La vittima del furto e il cronista. Corso dei Mille, piazza Scaffa, via Brancaccio. La strada è interrotta per i lavori del tram. Deviazione dopo deviazione si passa sotto un cavalcavia scavato nella pietra. Uno svincolo nuovo di zecca. Giusto il tempo di pensare ad alta voce che i lavori sono a buon punto. Una manciata di metri più avanti c’è cortile La Rocca. La macchina della polizia segnala che si tratta del posto giusto. Più che un vicolo sembra un palcoscenico naturale. Dove ognuno recita la parte di se stesso. I poliziotti fanno i poliziotti e capisci quanto spesso sia difficile indossare una divisa. I bambini zizagano tra le gambe degli adulti. “Curnuto e sbirru” si dicono, certamente non per farsi i complimenti e non curanti degli agenti che sbirri lo sono per mestiere e senso del dovere. Ai balconi si affacciano i curiosi. In fondo al budello ci sono i parenti. Di chi? Del proprietario del garage. Resterà per un paio d’ore l’attore protagonista, al contempo assente.

In fondo al tugurio c’è quel che resta della Peugeot 107. Gli sportelli smontati, i sedili divelti, l’impianto elettrico tranciato, mancano le gomme etc etc. Non bisogna essere esperti per capire di avere di fronte uno scheletro o poco più. Al momento dell’irruzione dei poliziotti il meccanico (?) stava smontando il motore. È riuscito a scappare dal retrobottega. Gli agenti lo avevano già beccato l’anno scorso nello stesso garage alle prese con un’altra macchina rubata. E ieri ci sono ritornati. Poco dopo lo rintracciano. Gira voce che sia andato dalle parti di Carini. Quando arriva in via Brancaccio si affretta a dire che lui non c’entra nulla. Gli animi si scaldano. Le donne non fanno nulla per rasserenare il clima. Anzi. Qualcuno fa la voce grossa. Lo allontanano a forza. I poliziotti riescono a mantenere la calma. “Ci siamo abituati” sussurra uno di loro. Mostrano una grande professionalità. Sanno perfettamente cosa sia opportuno fare in questi momenti. Non perdono mai il controllo della situazione.

Il meccanico, o presunto tale, si è calmato e si aggira nel cortile. Spalla a spalla con il proprietario della macchina che – gli indizi pesano come macigni – poco prima stava smontando. Pezzo per pezzo. Con certosina meticolosità. La sua 107 è uno scheletro. Vorrebbe urlare la sua rabbia. Vince il silenzio. I poliziotti invitano il meccanico a seguirlo in commissariato. Si chiama Michele Riggio e sarà denunciato per ricettazione. Ha già dei precedenti specifici e questo nuovo errore, qualora dovesse confermarsi tale, potrebbe costargli molto caro. Eppure non si scompone. Saluta i parenti e poi ripete un gesto fatto mille altre volte: spegne la luce del garage e tira giù la saracinesca. Come se nulla fosse. Mentre il carro attrezzi porta via la macchina. Un’ora dopo un meccanico, stavolta vero, dà il responso: rottamazione.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI