CATANIA – “Scelta gentile” e sedie vuote. La prima uscita ufficiale di Fabrizio Micari, candidato del centrosinistra alle regionali, è stata un flop. Il rettore di Palermo ha perso, clamorosamente, la sfida delle Ciminiere. Per chi non lo sapesse, l’anfiteatro da 700 posti del viale Africa, centro congressi fiore all’occhiello della fu presidenza di Nello Musumeci alle provinciali, rappresenta il luogo in cui da sempre si misurano le forze degli schieramenti nei vari appuntamenti elettorali.
Da lì sono passati tutti. Dai lombardiani ai berlusconiani. Pure la candidata Anna Finocchiaro alle regionali del 2012, prima di diventare alleata del suo rivale di Grammichele, riempì la sala. L’effetto Micari, venerdì sera, è stato disastroso, ma sarebbe troppo semplice attribuire a lui l’insuccesso della prima apparizione alle falde dell’Etna. È il primo caso in cui i presenti sono letteralmente scappati non appena sul palco si sono alternati i relatori.
I sostenitori del Pd, sindacalisti compresi, qualche tempo fa alle Ciminiere, si sono dimostrati più interessati a baciare la mano al senatore Sudano, salutando Articolo 4 in una sala straripante, che pronti ad ascoltare l’orazione densa di retorica e buoni propositi sui diritti e i giovani.
La coalizione che non c’è, i veleni, la corsa ai seggi e le contrapposizioni stanno lacerando il Pd come non mai. A Micari, in questa fase, può essere addebitato solo di non rappresentare il collante delle varie anime, di non essere, almeno a Catania, la capitale economica della politica siciliana, l’uomo che sia in grado di far “correre”, per le regionali, i sammartiniani al fianco dei lombardiani, i sindacalisti al fianco dei firrarelliani, i puristi democratici con gli orlandiani e i crocettiani. Ciascuno fa la propria campagna elettorale e quelle sedie vuote confermano che la sceltà sarà pure “gentile”, ma il centrosinistra naviga in cattive acque.