Micciché: "In piazza con Salvini? | Non vado e non sono d'accordo" - Live Sicilia

Micciché: “In piazza con Salvini? | Non vado e non sono d’accordo”

Nel partito soccombe la linea sudista. Il commissario siciliano: "Scissioni? Macché, siamo persone serie"

Forza Italia
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“No, questa volta Berlusconi non mi avrà accanto a sé. Non andrò e non sono d’accordo”. Risponde così Gianfranco Micciché, leader di Forza Italia in Sicilia quando gli si chiede se andrà anche lui alla manifestazione contro il governo nazionale indetta da Salvini e Meloni per il 19 a piazza San Giovanni a Roma, alla quale ieri Silvio Berlusconi ha detto che parteciperà. Una mossa, quella del Cavaliere, che conferma l’intenzione di Arcore di restare ancorati al centrodestra tradizionale, seppur ormai a trazione sovranista. Una linea che non piace com’è noto all’ala sudista del partito, quella incarnata da Mara Carfagna e Miccichè. “Berlusconi è il mio unico faro. Io sto in un partito e succede di non essere d’accordo, lo accetto. Ma resto convinto che la mia idea, quella di Mara Carfagna, sia quella giusta”.

C’è una lunga serie di elezioni regionali alle porte, a partire dall’Umbria. E Berlusconi non ha intenzione di rompere l’alleanza che tiene insieme Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia nelle regioni. Anche se ultimamente il leader forzista ha cercato di rimarcare le differenze tra i moderati e i sovranisti, ad esempio aprendo allo ius culturae, come auspicato qualche giorno prima da un altro siciliano, Renato Schifani, che commenta: “Conoscendolo bene, me lo aspettavo. Quando mi sono pubblicamente espresso a favore di questo istituto alcuni giorni fa, la mia voce era rimasta isolata nel partito. Oggi sono felice di essere in ottima e autorevole compagnia. Con questa scelta Forza Italia torna a riaffermare i propri valori fondati sul rispetto della persona e della sua libertà”.

Ma se con una mano Forza Italia rivendica posizioni distanti dal salvinismo, con l’altra, ad esempio, vota il taglio dei parlamentari. Un’altra mossa che non ha convinto Micciché: “La demagogia premia chi sa farla, non chi la segue. Tra l’altro, non ha senso votare il taglio dei parlamentari, che blinda la legislatura, e poi scendere in piazza per fare cadere il governo che così non cadrà mai”, dice il commissario di Forza Italia. E lo stesso Schifani riassume: “Sento una tendenza, da alcuni mesi, in Forza Italia, a spostare il baricentro più verso destra”.

Fabrizio Cicchitto, altro esponente dell’aera distante dalla Lega, ha sintetizzato così: “Gli ultimi movimenti del pendolo di Berlusconi sono avvenuti sul terreno di un totale appiattimento sulla Lega: Salvini ha stabilito una sorta di pactum sceleris con Berlusconi, ha incassato l’appoggio a Volpi al Copasir, la partecipazione alla manifestazione del 19 ottobre, ha fatto cambiare il voto dei forzisti sul taglio dei parlamentari e poi ha fatto marameo sulla candidatura di Occhiuto alla Regione Calabria”. Occhiuto è il candidato caro a Mara Carfagna. La Lega lo ha stoppato e la forzista “sudista” ha commentato così: “Noi annunciamo la partecipazione a un evento che, senza la presenza di Silvio Berlusconi sul palco, rischia di rivelarsi l’atto di sottomissione a una nuova leadership del centrodestra, e loro – ha aggiunto – rompono le intese sui territori? Se questo è ciò che la Lega intende per ‘alleanza’ è un dovere esprimere perplessità”.

Carfagna ha rincarato la dose dopo le parole di Matteo Salvini a proposito della partecipazione di Berlusconi alla manifestazione di sabato. “Più gente c’è meglio è. Io non sono mica per escludere nessuno. Sono uno inclusivo. Però si guarda avanti”, ha detto il leader del Carroccio. Un’uscita a seguito della quale Carfagna ha chiesto al “quadrumvirato” che regge il partito ” di difendere 25 anni di storia liberale che non possono essere liquidati così”.

Insomma il malessere nell’area più moderata e meno “nordista” dei berlusconiani è tangibile. “C’è alta tensione”, confermano dal Parlamento nazionale. Ma non ci sono al momento fantasmi di scismi o fuoriuscite. “Siamo persone serie”, commenta al riguardo Micciché. Tanto più che con il Pd che si stringe sempre più ai 5 Stelle, l’unico possibile interlocutore di un asse antipopulista sarebbe Matteo Renzi, il cui partito è dato nei sondaggi tra il 4 e il 5, troppo poco per qualsiasi fantasia di rimescolamento con le elezioni regionali alle porte.


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