“Il governo Lombardo deve andare avanti per la sua strada. Credo che stasera, nel corso della riunione di giunta già programmata, il presidente della Regione attribuirà le deleghe ai nove assessori che, in questo momento, fanno parte dell’esecutivo”. A fare la bellicosa previsione è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè (ma ancora non si hanno notizie a riguardo, ndr), anima ribelle del Popolo delle Libertà da tempo in aperta opposizione con il coordinatore regionale del partito, Giuseppe Castiglione.
“E’ evidente che c’è un problema irrisolto all’interno del Pdl. Prima abbiamo chiesto a Lombardo di guidare il governo e poi qualcuno ha deciso di azzopparlo – prosegue Micciché – Io, invece, resto convinto che questo progetto sia valido e continuerò a starci dentro. Se qualcuno si è pentito ed è così matto da restare fuori faccia pure. Io, come ho scritto in un mio slogan, penso che la Sicilia venga prima di tutto”.
Secondo Micciché è “necessario che Lombardo chiuda al più presto la vertenza Sicilia direttamente con Berlusconi” e confida nell’incontro fissato a Roma tra il capo dell’Mpa e il presidente del Consiglio per la prossima settimana. Pesante il giudizio del sottosegretario sui promotori del disegno di legge costituzionale che istituirebbe la sfiducia costruttiva e permetterebbe di sostituire il presidente della Regione senza fare decadere il Parlamento isolano. “Spero che oggi questa provocazione non sia andata avanti in Senato – afferma Miccichè – Era una cosa che si poteva evitare, che non ha alcuna logica politica e che va contro quella governabilità che ha sempre fatto parte della nostra cultura. E’ un errore clamoroso da parte del mio partito”.
Sull’analisi del voto il sottosegretario ha le idee chiare. L’astensionismo? “I siciliani si sono scocciati di questa situazione, vogliono essere governati bene ed hanno dato un segnale chiaro. La mancata attribuzione all’isola dei fondi Fas è la ragione principale di questa disaffezione”. Il mancato primato di preferenze per Berlusconi in molte province siciliane? “La Sicilia è sempre stata la sua isola felice. Se mi avessero dato retta non ci sarebbe stato questo risultato. La sua candidatura, decisa sfidando Franceschini, doveva essere un valore aggiunto. Invece, mentre nella media nazionale Berlusconi si attesta al 52% in Sicilia è appena del 36%”. Un dato che, tuttavia, è stato registrato anche ad Agrigento, città di Michele Cimino, alfiere della corrente del sottosegretario. “Ma in quel caso c’è una differenza – conclude Miccichè – L’assessore Cimino, per essere rimasto in giunta, è stato sospeso dal Pdl, ha subito un torto pesante, e questo è un motivo valido per fare venire meno tra i suoi elettori la motivazione a votare Berlusconi. I coordinatori regionali, probabilmente, avrebbero dovuto avere un atteggiamento diverso. Ribadisco quello che ho già detto: l’attuale guida del partito in Sicilia è inadeguata”.
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