Salvatore Miceli, nipote del narcotrafficante Salvatore Zizzo, viene ritenuto capomafia di Salemi e, fino a poche ore fa, tra i 30 latitanti più pericolosi in circolazione.
Intermediario di spicco nei rapporti tra i clan di Cosa nostra e ‘Ndrangheta, era lui l’anello di congiunzione per gli affari legati al traffico di cocaina compiuti dalla criminalità organizzata tra l’Italia e la Colombia.
Latitante dal 2001, Miceli era sfuggito all’arresto nel maggio del 2003, quando venne smantellato dalle Forze dell’ordine un giro di droga portato avanti dalle cosche calabresi, e con le quali il capomafia di Salemi aveva stretto rapporti già da tempo. In quell’occasione, però, a finire in manette furono sua moglie, Veronica Dudzinski, e i suoi figli Ivano e Mario Miceli.
Dopo un trasporto di cocaina ordinato da Giovanni Brusca, ma mai portato a compimento, sul capo di Salvatore Miceli pendeva una condanna a morte decisa dallo stesso “Scannacristiani”. Soltanto l’intercessione del boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro potè salvargli la vita: un segnale forte lanciato dal super latitante ,che in questo modo rivendicava l’appartenenza di Miceli alla mafia trapanese da un lato, lanciando un segnale forte alle famiglie palermitane dall’altro.