PALERMO – “Siamo dalla parte della gente, ma diciamo no al populismo”. Michela Giuffrida arriva al Cinema Politeama in compagnia del leader di Articolo 4 Lino Leanza e dell’assessore all’agricoltura Paolo Ezechia Reale. A fare gli onori di casa, ed ad accogliere la delegazione “orientale” è però, è Il deputato regionale palermitano Totò Lentini, pacato come non mai, oggi. Ma deciso: “Facciamo attenzione, la protesta potrebbe avere la meglio in queste elezioni. Ma di movimenti come quello dei grillini in passato ne abbiamo visti diversi, e in poco tempo lì abbiamo visti anche scomparire. I siciliani puntino invece sulle qualità, sul merito, sulle competenze”. In pratica, su Michela Giuffrida: “Un esempio di meritocrazia”, sottolinea a più riprese Lino Leanza.
Lei, la Giuffrida, parla per ultima. E rivendica la propria esperienza di cronista. Ma inizia, ovviamente, con una “carezza” a Palermo. Bisogna sfondare anche qui, insomma, nella città dei quotatissimi Fiandaca e Chinnici, se si vuole mantenere qualche speranza di elezione: “Palermo è una città meravigliosa, troppo spesso maltrattata. Questa città regale merita amore e attenzione”. Poi, come detto, il racconto dei passi che hanno portato alla candidatura, e quel legame col proprio lavoro che, secondo la candidata, non si è mai spezzato. Anzi. “Ho riflettuto a lungo sull’idea di accettare la candidatura. Ma poi ho capito che avrei continuato a fare quello che già facevo. Un lavoro che amo, e che ho sempre fatto con spirito di sacrificio. E che adesso voglio mettere a disposizione della mia terra, con un altro ruolo. Nessuno meglio di un giornalista conosce i problemi veri della Sicilia, della sua gente. Per anni – prosegue Michela Giuffrida dal palco – ho raccolto la voce delle persone, le loro lamentele e le loro speranze. Io so cosa vogliono i siciliani”.
La giornalista rivendica il proprio ruolo di candidato, con la “o”, che mima con le dita dal palco: “Sono sempre stata contraria a queste differenziazioni. Sono contraria ad ogni tipo di ‘quote rosa’. Le quote sono recinti. Le donne devono essere capaci di conquistarsi le cose e di meritare attenzione perché capaci di fare. La meritocrazia non ha sesso”. Non manca un ringraziamento ad Articolo 4, che l’ha voluta come propria espressione nella lista del Pd: “Sono orgogliosa del fatto che la candidatura sia giunta anche da un partito che ha scelto di mettere nel suo simbolo un articolo della costituzione. Quello che fa riferimento al lavoro. E ringrazio il Pd, un partito guidato da un premier come Matteo Renzi che vuole cambiare le cose. Ma al di là dei partiti, io credo soprattutto alla gente. A loro mi rivolgo”. Chiusura con applausi quando la giornalista cita prima Giovanni Falcone, poi Paolo Borsellino, per concludere: “Le idee camminano sulle gambe delle persone, e questa terra sarà bellissima”.
Michela Giuffrida sembra crederci. “Pur non considerandomi un’illusa”. E con lei sembra crederci Lino Leanza: “Il nostro partito – dice – ha dieci deputati all’Ars. Dieci. Nessuno ci obbligava a cimentarci in una campagna elettorale come questa. Ma noi, appunto, non siamo un gruppo parlamentare. Siamo un partito. Il partito della gente, del territorio, che punta sul merito. Dopo le europee, si procederà con il tesseramento, e con il congresso. In questa competizione – prosegue Leanza – ci siamo imposti una regola: non vogliamo vincere ad ogni costo. Non vogliamo i voti della mafia, del malaffare, del baratto. Non ci servono. Vogliamo i voti della gente perbene. Il nostro partito ha scelto come priorità il rispetto del diritto al lavoro. Che è anche dignità e serenità. Michela – conclude Leanza rivolgendosi al candidato, con la ‘o’ – è la persona giusta per l’Europa. Abbiamo fatto una scelta puntando solo sul merito. E Michela si è messa a disposizione della sua terra”.
E nel discorso di Leanza c’è anche un riferimento alla scelta di lanciare al governo della Regione il siracusano Paolo Ezechia Reale (“La maggior parte dei deputati di Articolo 4 sono palermitani o catanesi, ma abbiamo scelto un uomo di Siracusa proprio perché vogliamo rappresentare tutte le province siciliane”). L’assessore all’agricoltura è flemmatico, ma strappa applausi quando sottolinea l’importanza “dei lavoratori dei consorzi di bonifica e dei Forestali. Ma adesso bisogna impegnarsi tutti”. E per richiamare all’impegno, Reale cita don Milani: “A che servono le mani pulite, se si tengono in tasca? Noi siamo le persone con le mani sporche, ma per il lavoro, per l’impegno quotidiano. Oggi, invece, molti eurodeputati uscenti che hanno deciso di ricandidarsi si vergognano di ricordare quell’esperienza. Perché non hanno fatto nulla per la Sicilia”.
A fare gli onori di casa, come detto, è però Totò Lentini. I toni sono meno “battaglieri” del solito, come sottolinea scherzosamente dal palco anche Lino Leanza, ma i concetti sono chiari: attenzione “al populismo del movimento cinque stelle: in passato – dice Lentini – partiti di protesta come la Lega, Italia dei valori e la stessa Rete a Palermo sono scomparsi nel nulla” e attenzione anche a chi, in passato, “ha preso in giro tanti lavoratori, come i Pip (alcuni sono presenti in platea, ndr) che hanno diritto di lavorare, ma inseriti in un sistema davvero produttivo”. Anche Lentini ricorda Giovanni Falcone, e poi avvisa la Giuffrida: “Michela, questo non è un concorso. Serve un sacrificio per questa terra”. Applausi da quella che Leanza definisce “la gente di Totò”. E la giornalista-candidato, adesso, forse un po’ ci crede.