Migranti, clima avvelenato | Così andiamo a fondo - Live Sicilia

Migranti, clima avvelenato | Così andiamo a fondo

E' necessario recuperare il senso di umanità.

Semaforo russo
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Fine della prigione marina per i 49 migranti a bordo delle navi Ong. Otto paesi, compresa l’Italia nonostante le resistenze di Matteo Salvini, li prenderanno in carico. Tentiamo un approfondimento al di là della dolorosa cronaca. Il clima in Italia, in Europa, nel mondo è avvelenato, si dice. Magari si trattasse del “clima” e basta. I pensieri sono avvelenati, gli sguardi sono avvelenati, le parole sono avvelenate, i gesti sono avvelenati. Si tratta soltanto di fattori esterni? Della paura di un’invasione nera manovrata da terroristi e schiavisti privi di scrupoli per distruggere le cosiddette radici cristiane dell’Occidente, insidiare le nostre sorelle, fidanzate e mogli, accaparrarsi il poco lavoro rimasto (è un convincimento diffuso) ad avere determinato una sorta di mutazione genetica dell’italiano medio, meno santo, per nulla poeta e navigatore pentito ormai guardiano di porti chiusi?

“Facile per te che hai la pancia piena, buonista e radical chic”. Ecco un commento ricorrente quando qualcuno vuole contestare chi cerca di invitare alla riflessione, a un dibattito civile senza insulti e arroganza verbale sulle epocali questioni umane e umanitarie, insieme al rischio concreto di infiltrazioni terroristiche del fondamentalismo islamico, con cui quotidianamente oggi siamo costretti a fare i conti, in un delirio di cattiveria, razzismo (con rigurgiti di antisemitismo) e giudizi sommari da tempo inedito.

Le infiltrazioni terroristiche non si combattono chiudendo i porti – al contrario, tanto i criminali arrivano ugualmente sulle nostre spiagge – e negando criteri comuni di gestione del fenomeno (il Global Compact, il patto mondiale sull’immigrazione per una migrazione ordinata, sicura e regolare voluto dall’Onu e già sottoscritto da 164 governi tra cui non c’è quello italiano). Piuttosto, quando parliamo di diritti lo dobbiamo fare per tutti, italiani e migranti, garantendo gli uni e gli altri, e nelle città amministrare sapientemente aiuta la comprensione reciproca sebbene non si debbano usare i problemi irrisolti delle grandi metropoli, vedi i rifiuti per strada o i trasporti pubblici deficitari, i negozi che chiudono e le periferie abbandonate, per giustificare discriminazioni e odio.

“Facile per te che hai la pancia piena!”. Eppure, a parte il fatto di non nuotare nell’oro, i valori centrali della vita – sicuramente esperienza di tanti – mi sono stati inculcati da un padre che doveva sostenere una famiglia monoreddito di sei anime, da nonni artigiani con pensioni minime, da zii contadini dalle abitudini dignitose ma poverissime. Loro mi hanno insegnato l’amore per il prossimo, l’onestà come bene assoluto e non negoziabile, il disprezzo per la mafia e l’illegalità. A conferma che una cosa sono i titoli di studio, non ne possedevano, altra cosa è la cultura nel senso profondo del suo significato legato alle tradizioni più sane e sacre di un popolo, indipendenti da una condizione di benessere, a quanto pare adesso spazzate via.

Più importante di tutte, tra le cose che mi hanno insegnato, è conservare la propria libertà di pensiero che mai va svenduta al messia di turno (avevano vissuto il fascismo con le oceaniche adunanze sotto un balcone a osannare un tiranno), comunque si chiami il sedicente “salvatore” e di qualunque appartenenza politica sia, unicamente perché in cambio ci dà qualcosa il cui bisogno magari è stato da lui stesso artatamente creato o manipolato per mantenere furbescamente il potere conquistato.

È triste vedere esseri umani trasformarsi in gregge in fila per un selfie con un altro essere umano che incita a chiudere cuore e mente; è desolante vedere persone tramutate in una massa informe che ha rinunciato al diritto/dovere di critica verso chi detiene, per carità, legittimamente, le leve del comando; è assai sconfortante che donne e uomini alzino muri di acciaio e srotolino filo spinato, reali o immaginari, contro donne e uomini, piccoli e vecchi, dentro cui scorre sangue del medesimo colore a dispetto del differente colore della faccia.

Diffidare da chi assicura che è pura fantasia da “buonisti del c…” (anche il linguaggio è diventato violento, anticamera della violenza fisica) coniugare accoglienza e sicurezza, integrazione e ordine pubblico, diversità e identità. La verità che emerge nel presente frangente storico è che la nostra Costituzione sembra scritta sull’acqua e non nelle coscienze, che la Scuola ha in parte fallito nel suo primario compito di formare cittadini secondo i diritti universali dell’Uomo, che la Famiglia appare solo un luogo di passaggio e non un sacrario in cui si celebrano e si coltivano doti di umiltà, educazione e rispetto per le persone.

Forse è toccando il fondo della miseria umana che si può di nuovo ascendere alle grandezza umana, è vero, a patto però di fermarci al di qua del limite oltre il quale c’è l’autodistruzione senza ritorno, senza una seconda possibilità. Per nessuno.

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