CATANIA – “Nessun giudice comunista, solo l’applicazione del diritto e della gerarchia delle fonti, evidentemente sconosciuta a questo governo. Anche il Tribunale di Catania ha annullato il provvedimento di trattenimento per un migrante egiziano, che aveva chiesto lo status di rifugiato e, questo, perché l’Egitto è un paese in cui persistono gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali e, quindi, un paese non sicuro”.
Lo dichiarano la segretaria provinciale del PD etneo, Maria Grazia Leone, e la coordinatrice della segreteria provinciale dem Chiara Mangiagli.
La polemica con Salvini
“Quello che ancora non viene compreso da Salvini, è che il capolavoro normativo del decreto legge sui paesi sicuri fa acqua da tutte le parti e si scontra con la normativa europea che (non a caso e non per dispetto al ministro Salvini) prevede la possibilità, per ciascun Giudice, di valutare la effettiva sicurezza di un paese, caso per caso”, aggiungono.
“Per l’Egitto, a dirla tutta, bastava chiedere alla famiglia Regeni o alla famiglia Zaki – più che ai turisti dei villaggi vacanze – per capire quanto sia sicuro quel paese, ma anche in questo caso, come prima ha fatto il Tribunale di Roma, il Tribunale di Catania – aggiungono Leone e Mangiagli – non ha fatto valutazioni politiche, si è limitato ad applicare le norme e il principio dettato dalla Corte di Giustizia Europea”.
“Il governo non è capace di legiferare”
“Piuttosto, quello che sta emergendo dalle pronunce che si sono susseguite è che questo governo non è capace di legiferare, partorisce mostruosità normative, come il dl Paesi sicuri, per poi tirare fuori la solita solfa del giudice comunista che mette a rischio la sicurezza nazionale”.
“Il pericolo non viene dalla magistratura, viene da chi vuole risolvere i problemi di questo paese a colpi di propaganda, viene da chi non stanzia 1 euro per snellire e accelerare il lavoro dei tribunali e poi accusa i magistrati delle scarcerazioni per decorrenza dei termini; viene da chi, dal decreto Caivano a quello Carceri passando per quello Paesi Sicuri non investe sulle soluzioni, ma soffia sul fuoco della paura e dell’intolleranza, che corrode la solidarietà sociale e distoglie l’attenzione degli italiani – che ancora attendono risposte concrete – dalla realtà dei problemi che vivono quotidianamente’, concludono.