MINEO – Sono giunti a Mineo con pullman, con mezzi propri da tutta la provincia di Catania gli operatori e i responsabili di numerosi Sprar oltre che i dipendenti del Cara di Mineo in risposta agli attacchi che il mondo della cooperazione legata all’assistenza dei rifugiati politici subisce in questi giorni. Non una sfilata con finalità politiche, scelta fortemente voluta dagli organizzatori ma un momento di incontro fra chi da anni lavora nel settore della cooperazione sociale.
La manifestazione ha avuto inizio alle 18,00 di ieri pomeriggio con una Santa Messa officiata all’interno della Chiesa di San Pietro a Mineo e si è conclusa con una fiaccolata verso Piazza Buglio dove si sono registrati gli interventi di alcuni giovani operatori e operatrici con la partecipazione di numerosi ospiti del Cara e degli Spraar. Oltre 500 persone hanno manifestato pacificamente in risposta agli attacchi che il mondo della cooperazione sta subendo in queste settimane in cui le vicende di Mafia Capitale, come qualcuno ci racconta, sembra vogliano essere cavalcate da alcuni politici del territorio per far proseliti e preparare le future campagne elettorali.
Un gioco al massacro, dei lavoratori e degli ospiti richiedenti asilo, a cui si sono voluti sottrarre manifestando proprio nella città simbolo dell’accoglienza. Abbiamo parlato con Francesca Gilistro responsabile della cooperativa Sorriso di Vizzini sul motivo della manifestazione: “Noi abbiamo voluto esserci con tutti i miei operatori, viste le polemiche che ci hanno colpito a più livelli, ci sembra un momento utile insieme a molti ospiti degli Spraar per difenderci dagli attacchi che tutti i giorni riceviamo, questo per noi è un momento di aggregazione per sottolineare anche quella che è la vera missione di un operatore, perché questo lavoro si fa quando una persona ci crede e non per altri fini. Non abbiamo alcuna paura per il nostro futuro lavorativo e siamo qui solo a dimostrare come gli attacchi di queste settimane ledano la dignità di tanti lavoratori che si spendono giornalmente in questo quanto mai delicato e complesso lavoro. Lavorare con questi ragazzi vuol dire avere una grande umanità, ogni giorno stiamo attenti a contemperare le loro esigenze con quelle delle comunità dove alloggiano e cercano di integrarsi.”
Alla manifestazione presente Paolo Ragusa, presidente del consorzio Sol.Calatino, che sulla questione degli attacchi ricevuti personalmente e al settore della cooperazione che orbita attorno al Cara risponde con forza: “Le cattiverie e le maldicenze non possono oscurare la bella storia che i cooperatori sociali hanno scritto in questo territorio. Noi siamo qui per chiedere rispetto per la dignità del mondo della cooperazione e della tutela del diritto al lavoro dei cooperatori. Ripartiamo da Mineo, ci riappropriamo dei nostri sogni delle nostre speranze e ci rimettiamo in marcia nell’unica direzione che conosciamo: quella del bene comune. Noi siamo qui per fare memoria per dare testimonianza del valore del nostro impegno del nostro servizio alla comunità e gli uomini e le donne che sono qui vogliono soltanto ricordare il fatto che ogni giorno regalano un sorriso a chi ha bisogno di speranza e ha bisogno di futuro”.
Abbiamo anche parlato con chi negli Spaar e nel Cara di Mineo si occupa di inserimento nel mondo del lavoro attraverso i tirocini formativi e chi invece segue i ragazzi che giungono in Sicilia come supporto psicologico. Da quest’ultimi le testimonianze più forti: abbiamo ogni giorno colloqui con gli ospiti nelle strutture. “Le condizioni di chi arriva nella nostra Sicilia sono quelle di ragazzi e ragazze che hanno patito e sofferto le più indicibili sofferenze, affrontato viaggi pericolosi a volte lunghissimi per arrivare in Italia. C’è chi ha visto morire sui barconi della vergogna o lungo le rotte in africa i propri familiari. La loro forza e la loro tenacia nel cercare un futuro migliore è sorprendente ma i vissuti spesso sono così complessi che facciamo fatica a conoscerli sino in fondo. Alcuni hanno incubi notturni e grazie all’inserimento negli Spraar dislocati nelle nostre comunità ricominciano ad assaporare il significato di serenità e di vita, quella che per vari motivi era stata loro negata”.