CATANIA. E’ stata la compagna di Petra Merlu, vittima quest’ultimo con Giuseppe Adornetto dell’esplosione avvenuta nel 2011 all’interno dell’azienda di fuochi di artificio “Pirotecnica Etnea” di Santa Venerina, a salire sul banco dei testimoni nell’ambito del processo che vede imputati per omicidio colposo plurimo e lesioni aggravate Giovanna Consoli e Alfio Spina, titolare ed amministratore unico della ditta.
Dal racconto della donna sarebbe emerso quanto già rilevato nel corso delle indagini, e cioè che il 39enne rumeno non fosse mai stato contrattualizzato dall’azienda. L’operaio, che aveva iniziato a confezionare fuochi d’artificio quattro mesi prima del decesso, era rientrato durante le festività natalizie nel suo paese d’origine, la Romania, per prendere l’attestato di specializzazione necessario per la sua assunzione. Ma non c’è stato il tempo. Due giorni dopo il ritorno in Italia si è consumata la tragedia.
La vittima, come raccontato in aula dalla compagna, si recava a lavoro tutti i giorni, domeniche comprese, senza indossare alcuna divisa o altro abbigliamento protettivo ma abiti propri usati nei cantieri edili, dove aveva lavorato in precedenza. Circostanza confermata anche da Salvatore Marchese, ispettore del lavoro responsabile della sezione di Polizia Giudiziaria, già sentito in aula dall’accusa, che ha riferito come entrambe le vittime fossero prive di tute, guanti od altre materiale protettivo.
La prevista escussione di Luigi De Luca, sostituto direttore antincendi del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Catania, è slittata alla prossima udienza, su richiesta dei legali di parte civile, Angelo Patanè, Lucia Spicuzza e Salvo Sorbello, per consentire la proiezione in aula del materiale fotografico scattato all’interno del capannone dopo la deflagrazione. Il giudice Alba Sammartino ha quindi rinviato il processo al 28 aprile. Oltre a De Luca saranno sentiti il medico legale Carlo Rossitto e Gaetano Spina, figlio dell’amministratore unico dell’azienda, rimasto ferito in seguito all’esplosione.
LA RICOSTRUZIONE. Sono le 8 e 30 del 10 gennaio del 2011 quando una potente deflagrazione, il cui boato viene distintamente avvertito fino a Zafferana Etnea, squarcia uno dei capannoni della ditta Pirotecnica Etnea, azienda di Cosentini, frazione di S. Venerina, specializzata da oltre 60 anni nella realizzazione di fuochi pirotecnici. Nell’esplosione muoiono due operai, presenti nello stabile pur essendo privi di contratto di lavoro. Le vittime sono il 75enne Giuseppe Adornetto, residente a Mascali, e il romeno Petra Merlu di 39 anni. Unico sopravvissuto il 47enne Gaetano Spina, marito della titolare e figlio dell’amministratore unico della ditta, rimasto a lungo ricoverato in prognosi riservata.
I primi a giungere sul posto sono i carabinieri di Santa Venerina, poi i militari del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Giarre. Subito dopo giungono le squadre dei vigili del fuoco di Riposto e di Catania. Infine gli artificieri dell’Arma dei carabinieri. Drammatica la scena presentatasi ai soccorritori.
Il corpo dilaniato del 39enne, sbalzato fuori dal capannone attraverso il tetto, viene recuperato a distanza di metri. Il 75enne, invece, investito in pieno dall’onda termica, viene trovato carbonizzato all’interno del capannone. Per la Procura di Catania non sarebbero state rispettate le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il capannone dove è avvenuta la deflagrazione, per l’accusa, non era destinato alla conservazione o miscelazione del materiale pirico, ma esclusivamente all’essiccazione degli involucri di carta.