Ha continuato a visitare i suoi pazienti trascurando il malessere che la stava consumando e che di lì a poco l’avrebbe portata alla morte. Maddalena Carta, medico di famiglia di Dorgali, si è spenta a soli 38 anni. La sua scomparsa ha gettato nello sconforto un’intera comunità. Era infatti uno dei pochissimi medici di base in servizio nel paese del Nuorese.
Nonostante i segnali di un peggioramento delle sue condizioni, la dottoressa non ha mai interrotto l’attività, scegliendo di restare accanto ai suoi assistiti. Una decisione che le è stata fatale. Dopo un primo ricovero all’ospedale San Francesco di Nuoro, il quadro clinico si è aggravato in poche ore, rendendo necessario il trasferimento immediato in elisoccorso al Brotzu di Cagliari. Il decesso è avvenuto lo scorso 25 settembre.
Morte medico Maddalena Carta, il cordoglio
Chi la conosceva racconta che Maddalena Carta avrebbe ignorato il malessere pur di non abbandonare i pazienti, in un periodo in cui anche gli altri due medici di base della zona erano assenti per malattia. Un gesto estremo, che ha trasformato la sua dedizione in sacrificio. A Dorgali, la sindaca Angela Testone ha proclamato il lutto cittadino “quale segno di vicinanza e rispetto verso una donna che ha donato tanto al paese”.
“Era una professionista molto stimata – ha ricordato la sindaca – oltre al lavoro di routine era anche molto attiva nel sostegno ai trapiantati, che seguiva con grande sensibilità e attenzione. Molto generosa, ha lavorato incessantemente fino allo stremo. La nostra comunità conta oltre 8500 abitanti, e lei ne aveva in carico poco meno di 2000. Ma dato che negli ultimi tempi i suoi due colleghi erano in malattia, la mole di lavoro per lei era diventata insostenibile”.
“Chi cura non venga lasciato morire di lavoro”
Il Comune ha diffuso un messaggio che testimonia il vuoto lasciato dalla 38enne: “La perdita della dottoressa Maddalena Carta lascia una ferita profonda nella nostra comunità. Con professionalità, umanità e dedizione ha svolto il suo lavoro accompagnando tante vite con attenzione, cura e sensibilità”.
Durissimo il commento di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo): “La collega è rimasta sola a presidiare una comunità di 5mila persone, nonostante fosse visibilmente debilitata. Alla sua salute ha anteposto la cura dei pazienti, e questo le è costato la vita. Lo Stato deve intervenire: non possiamo più tollerare che chi cura venga lasciato morire di lavoro”.
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