PALERMO – Il vescovo di Roma venuto dall’Argentina, “quasi alla fine del mondo”, come disse Francesco nel suo esordio davanti a una piazza San Pietro che attendeva il nome del successore di Papa Benedetto XVI. L’ironia, la familiarità e la vicinanza al popolo come direttrice di marcia nel pontificato di Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires, in Argentina, il 17 dicembre 1936, ma con sangue italiano.
Francesco, il Papa degli ultimi
Era il 13 marzo 2013 e Roma conosceva il suo vescovo con crocifisso in argento, e non d’oro come i suoi predecessori. Segno di ciò che sarebbe stata la sua esperienza in Vaticano: attenzione agli ultimi, vicinanza a chi soffre.
La visita di Bergoglio a Lampedusa
Emblema del modo di Francesco di condurre il suo pontificato fu la prima meta nella veste di Papa: Lampedusa. Era l’8 luglio 2013 e Bergoglio su recò sull’isola simbolo del dramma dell’immigrazione e che aveva appena vissuto una delle tante tragedie del mare. “Quando ho appreso questa notizia, che purtroppo si è ripetuta tante volte, il pensiero mi è tornato continuamente come una spina nel cuore che provoca sofferenza – furono le parole del Pontefice -. Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza ma anche a risvegliare le nostre coscienze”.
Migranti, una costante del suo pontificato
Parole di chi aveva respirato nella propria casa cosa significa la parola ‘immigrazione’. La famiglia di Bergoglio, infatti, era originaria del Piemonte. Lui primogenito di cinque figli, il padre era un contabile italiano. Il tema dei migranti tornerà anche nelle visite a Lesbo, in Grecia, e a Cuba.
Indelebile il segno lasciato nel suo viaggio del 2016 in Messico e la tappa a Ciudad Juárez, al confine con gli Stati Uniti. L’altare papale era a ottanta metri dalla barriera del confine: davanti al Papa c’era il Messico, accanto c’erano gli Stati Uniti. In quel gesto il muro è diventato un ponte simbolicamente superato.
La vista di Papa Francesco a Palermo
La vicinanza agli ultimi scritta anche nel nome scelto da Bergoglio, eletto 266esimo Papa, il primo proveniente dalle Americhe: il primo gesuita e il primo a prendere il nome di Francesco, in onore di San Francesco d’Assisi. La vicinanza agli ultimi ritornerà spesso nel suo pontificato, caratterizzato anche dalla visita alla Missione Speranza e Carità di Biagio Conte, a Palermo. Nel capoluogo siciliano anche il richiamo alla lotta alla mafia con la visita nei luoghi del Beato Padre Puglisi.
“Gay? Chi sono io per giudicare?”
Un pontificato fato anche di aperture esplicite alla comunità LGBTQ+. “Se una persona è gay ,cerca il Signore e ha buona volontà chi sono io per giudicarla?”, disse nel corso di una lunga conferenza stampa in volo da Buenos Aires a Roma.
La battaglia per i poveri
Nel novembre 2013 pubblica la dichiarazione programmatica del suo pontificato in Evangelii Gaudium (“La gioia del Vangelo”), denunciando il sistema finanziario mondiale che esclude i poveri. Francesco dichiarò che l’eucaristia “non è un premio per i perfetti ma un potente medicamento per i deboli”.
La lotta alla pedofilia nella Chiesa
Francesco ha poi dovuto affrontare anche la battaglia contro gli abusi sessuali e la pedofilia provenienti dagli uomini di chiesa. Una delle spine ereditate dal passato e che Bergoglio ha combattuto con diverse armi, da quelle giuridiche a quelle pastorali. “L’abuso sessuale di minori da parte del clero e la sua cattiva gestione da parte dei leader ecclesiastici sono stati una delle sfide più grandi per la Chiesa del nostro tempo”, ammise senza mezzi termini nel maggio 2023 nel corso di una udienza.
Un tema, quello degli scandali sessuali venuti fuori anche dopo tanti anni, che “mina la capacità della Chiesa – ancora Bergoglio – di abbracciare in pienezza la presenza liberatrice di Dio e di esserne testimone”. Uno degli ultimi scossoni dato dal ciclone benefico chiamato Francesco giunto da Buenos Aires per governare la Chiesa di Roma.