L’ultimo scontro, in ordine di tempo, è sulle pedonalizzazioni, ma l’elenco dei motivi di contrasto fra il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e la sua maggioranza negli ultimi mesi si è pericolosamente allungato. Prima la Ztl notturna, poi la ripresa di quella diurna, le chiusure al traffico, la movida, il regolamento per stangare i furbetti della Tari e anche il debito fuori bilancio da 9 milioni di euro per la Rap: una sorta di via Crucis che ha segnato questi mesi della vita politica di Palazzo delle Aquile e che rende gli ultimi due anni di mandato più incerti che mai.
L’appuntamento elettorale del 2022 sarà molto diverso da quello precedente non solo perché il Professore non potrà più ricandidarsi, ma soprattutto perché il panorama politico nazionale nel frattempo è cambiato e continuerà a mutare: rispetto al 2017 ci sono stati il boom della Lega, la scissione di Italia Viva, la crescita di Fratelli d’Italia, il calo del M5s, il nuovo corso del Partito Democratico e Palermo potrebbe trasformarsi (ancora una volta) in un laboratorio politico.
“Ormai tutti guardano alle prossime elezioni, si riposizionano e cercano visibilità con largo anticipo, un po’ come successe con Cammarata – dice a taccuini chiusi un esponente di maggioranza – ma Orlando è diverso e non ha paura dello scontro”. Il primo cittadino, in effetti, non è certo uno che si tira indietro o si fa tirare per la giacca dai partiti, ma la vera novità è rappresentata semmai dalle continue “ribellioni” all’interno della maggioranza che, dal 2012 a oggi, non si erano mai viste.
Gli schemi a Sala delle Lapidi sembrano ormai saltati e spesso e volentieri la maggioranza (ridottasi ad appena 20 componenti su 40, se non si conta il presidente d’Aula) va sotto, creando geometrie variabili con le opposizioni. Una sorta di “liberi tutti” che è ormai diventato un copione frequente, specie se si guarda agli ultimi mesi, con il consiglio comunale che in più di un’occasione ha apertamente sfidato la giunta, formata peraltro anche da esponenti degli stessi partiti.
Sulla Ztl notturna, per esempio, il sindaco ha dovuto fare un passo indietro davanti allo stallo dell’Aula e ai mal di pancia della maggioranza; poi c’è stato il rinvio della Ztl diurna a fine luglio, nonostante l’amministrazione attiva avesse deciso diversamente; e ancora le pedonalizzazioni di via Maqueda e di corso Vittorio Emanuele, accolte con un assordante silenzio da parte del consiglio comunale, o le novità su Tari e Tosap che il consiglio ha imposto, stravolgendo la delibera della giunta. Per non parlare dell’ordinanza sulla movida, che ha scatenato profondi malumori.
“Il punto è che la maggioranza apprende dei provvedimenti a cose fatte e per giunta dalla stampa, un po’ come si fa con le opposizioni”, commenta caustico uno dei leader delle minoranze che intanto preparano le grandi manovre. Gli inquilini di piazza Pretoria, infatti, dovranno votare nel giro di pochi giorni due atti di peso che rischiano di arroventare un clima già incandescente: il regolamento sulla riscossione dei tributi e il debito fuori bilancio per coprire gli extra-costi Rap dovuti alla chiusura di Bellolampo.
Sul primo fronte il consiglio comunale ha già confezionato alcuni emendamenti che modificano profondamente la proposta dell’amministrazione e che se passassero sarebbero in pratica una sconfessione dello schema voluto dal sindaco; sul secondo la questione è ancora più delicata. I nove milioni di euro da dare alla Rap, infatti, rischiano di provocare un danno erariale di cui nessuno vuole rispondere: il consiglio comunale intende votare un emendamento che, di fatto, scarica su assessori e uffici la responsabilità del buco salvando Sala delle Lapidi da possibile conseguenze. Ieri però si è tenuta una riunione tra l’amministrazione e la maggioranza e la giunta ha presentato invece un altro testo che non individua precise responsabilità, lasciando la patata bollente nelle mani del consiglio; proposta che la maggioranza però ha mostrato di non gradire.
“Il problema è che manca una visione – si lamenta un consigliere di primo piano – In questi anni il consiglio comunale ha votato le linee guida del Prg, il Pudm, il Piano della mobilità, ha approvato i bilanci, la Ztl 1 e 2 e non è mai venuto meno al suo ruolo, ma tutte queste cose che fine hanno fatto? La politica è l’arte della mediazione e invece il Comune è costretto a difendersi dai continui ricorsi alla giustizia amministrativa”.
Una situazione sempre più precaria, con le opposizioni che oggi si riuniranno per fare il punto e la maggioranza sempre più divisa. In più di un’occasione Italia Viva ha attaccato frontalmente l’assessore Giusto Catania e Sinistra Comune si è trovata isolata nel difendere il suo rappresentante di giunta, con il Pd e il gruppo degli orlandiani a fare da pendolo tra le due sponde. Uno scontro all’arma bianca in cui le opposizioni vogliono provare a infilarsi, magari puntando sulla mozione di sfiducia a Catania che da tempo giace all’ordine del giorno. “Non siamo ancora al ‘liberi tutti’, ma se la mozione contro l’assessore venisse votata sarebbe difficile prevederne l’esito – chiosa un consigliere di minoranza – Stavolta il rischio è che passi sul serio”.