Ex interinali pagati | Ma per stare a casa - Live Sicilia

Ex interinali pagati | Ma per stare a casa

Nonostante le sentenze continuino a dare ragione ai lavoratori licenziati ordinando il loro reintegro, le società partecipate si ostinano ad opporsi alle richieste dei dipendenti. Così, sono costrette a riconoscere anche gli stipendi arretrati, oltre a sobbarcarsi le spese legali. E le cause sono quasi tutte nelle mani dello stesso avvocato...

PALERMO – La Servizi ausiliari Sicilia è nata grazie ad un “bluff”. Un’operazione che ha prodotto quasi unicamente sprechi per la Regione. Stipendi riconosciuti a lavoratori lasciati a casa. Parcelle astronomiche. Spese legali quasi sempre a carico dell’amministrazione. Spese che non si fermano, come un’emorragia lenta. Come se le società partecipate della Regione non costassero già tanto.

Continuano a fioccare le sentenze, infatti. Le ultime arrivano da Agrigento. E dicono due cose, in sostanza: i cosiddetti “ex interinali” di Multiservizi vanno reintegrati nella nuova mega-società regionale. Una società – ecco la seconda “notizia” – nata attraverso una procedura “illegittima”. La Sas, infatti, è il frutto della fusione di tre società: Multiservizi, Biosphera e Beni culturali spa. Il governo Lombardo decise di operare appunto attraverso il procedimento del “licenziamento collettivo” dei lavoratori. E il contestuale trasferimento nella nuova azienda.

Ma qualcuno, era rimasto fuori. Circa 130 lavoratori “ex interinali” sembrano gli unici precari di Sicilia per i quali non si può, non si deve parlare di assunzione. Un paradosso, considerato che diversi tribunali hanno riconosciuto il loro diritto alla stabilizzazione. In Multiservizi prima, nella Sas, poi.

Le ultime sentenze arrivano da Agrigento, come detto. Anche in questo caso, come in decine di altri prima di questo, in tutta la Sicilia, il giudice ha dato ragione ai lavoratori. Licenziati tra il 2008 e il 2012. Tutti, tranne rarissime eccezioni, vanno “reintegrati”. Ma non solo. La Regione è condannata a pagare, per ciascuno di loro, somme dovute agli stipendi non erogati. Per farla breve, li governi Lombardo e Crocetta hanno tenuto a casa queste persone, nonostante i Tar e i giudici del lavoro, periodicamente, si fossero espressi in loro favore. Con un solo risultato: quello di essere costretti (spesso attraverso decreti ingiuntivi) a riconoscere, alla fine della causa, a quei dipendenti, gli stipendi “maturati” stando comodamente a casa.

E non solo. La Regione si è vista via via condannata a pagare anche le spese legali. Oltre a dover riconoscere a un consulente esterno, l’avvocato Claudio Alongi, il corrispettivo per la prestazione professionale. E’ il marito del segretario generale della Regione Patrizia Monterosso, infatti, a difendere le società in molte di queste cause.

“La Regione – raccontano però alcuni lavoratori ex Multiservizi – continua con un braccio di ferro che non comprendiamo. Abbiamo ripetuto più volte di essere disposti a rinunciare agli arretrati che ci spettano purché ci venisse riconosciuto il diritto all’assunzione. Un diritto già riconosciuto per decine di nostri colleghi. Molti di noi, infatti, – aggiungono – non sono nelle condizioni di affrontare le spese legali di una causa che comunque vinceremmo”.

Ma la proposta dei lavoratori è caduta nel vuoto. E da qui, la delusione: “Il presidente Crocetta – ricordano – ha detto, anche pubblicamente, platealmente, che avrebbe tutelato noi lavoratori. Che non saremmo finiti in mezzo a una strada. Che avevamo il diritto di essere assunti. Ma la Regione continua ad opporsi alle nostre richieste legittime di essere reintegrati a lavoro”.

Ma i reintegri, come detto, non arrivano, a volte, nemmeno dopo le pronunce dei tribunali. “La Multiservizi e la Sas – racconta Antonino Cremona, che sta seguendo alcuni lavoratori della provincia di Agrigento – si ostinano a non riassumere i lavoratori. Così, siamo costretti a inoltrare decreti ingiuntivi per la restituzione delle somme non erogate dal momento del ‘licenziamento’. E la Regione soccombe regolarmente, accontentandosi di pagare, oltre agli stipendi arretrati, tutte le altre spese legate alla causa”.

E di condanne sul capo della Regione potrebbero cascarne moltissime nei prossimi mesi. Saranno una cinquantina, in tutta la Sicilia, le sentenze previste tra gennaio e febbraio. Sentenze che finiranno, verosimilmente, per ricalcare le ultime. Dalle quali, però, emerge una novità. Il 26 novembre, ad esempio, il giudice del lavoro di Agrigento ha deciso sul ricorso di un ex dipendente di Multiservizi contro l’azienda liquidata e la Sas. Quest’ultima, difesa sempre da Claudio Alongi.

Il giudice Andre Pulini è molto chiaro. Come erano stati altri colleghi in passato. “La Sas – si legge nella sentenza – è subentrata a Multiservizi nel rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato” del lavoratore che ha promosso il ricorso. Per questo, la società è obbligata a “reintegrare in servizio” il lavoratore ed è condannata “a corrispondere le retribuzioni maturate, oltre alla rivalutazione monetaria ed agli interessi”. In questo caso, la Sas dovrà erogare più di un anno di stipendi per un dipendente che in quel periodo è stato “obbligato” a rimanere a casa. E ancora, Multiservizi e Sas, società regionali, sono condannate anche al pagamento delle spese legali (1.200 euro, in questo caso).

Ma il giudice va oltre. E dichiara “la illegittimità del licenziamento collettivo intimato da Multiservizi spa”. Che nel caso singolo, si traduce nel reintegro. Ma potrebbe avere effetti più estesi. La procedura di licenziamento collettivo (dalle vecchie società Multiservizi, Biosphera e Beni culturali) e successiva assunzione è quella utilizzata per la nascita di Sas. La più grossa società partecipata regionale, insomma, è il frutto di un iter che un giudice ha definito “illegittimo”. Un bluff.


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