La cenere lavica è diventata una vera e propria emergenza e i Comuni hanno bisogno di sostegno economico. Di questo si è parlato oggi durante la riunione dell’Unita di crisi nazionale della Protezione civile per pianificare ogni iniziativa utile ad affrontare l’emergenza cenere vulcanica.
Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci al termine della riunione ha dichiarato: “Ci siamo posti il problema della necessità di far fronte alle spese per i danni causati dalla caduta di cenere lavica. Oggi abbiamo potuto mettere insieme otto milioni di euro fra le risorse del Dipartimento nazionale di Protezione Civile le risorse del nostro Dipartimento regionale però serviranno altre risorse. Bisogna capire quanto durerà il fenomeno, quindi pensiamo ad un fondo regionale che possa celermente consentire l’erogazione delle risorse salvo poi la rendicontazione e la verifica esatta della spese realmente sostenute e fatturate”.
“Sono stati 47 gli eventi parossistici che hanno determinato la caduta di cenere vulcanica sui paesi etnei dal mese di febbraio ad oggi. Non ci troviamo perciò di fronte ad un fenomeno raro, straordinario ma quasi ordinario e non sappiano cosa ci riserva il futuro”.
“Su nostro invito il Dipartimento nazionale di Protezione Civile ha già deliberato ed accreditato cinque milioni di euro per far fronte alle prime spese legate alla rimozione della cenere, spese che i comuni hanno affrontato. Il nostro dipartimento ha accreditato il primo milione della Regione e ne stiamo racimolando altri due dai fondi regionali che si vanno ad aggiungere ai cinque del Dipartimento nazionale di Protezione Civile”.
“L’attività dell’Etna non ci dà tregua e mette a dura prova la pazienza degli abitanti di molti comuni con danni alle colture, costi di manutenzione elevati alle abitazioni e per la viabilità e preoccupazione sul piano sanitario per il contatto quotidiano che soprattutto i bambini hanno con la cenere, che secondo alcuni potrebbe produrre polveri sottili, la cui nocività non è ancora accentrata dall’Istituto superiore di sanità”.