CATANIA. “Il centrodestra? Va rifondato: negli uomini e nei programmi”. Nello Musumeci, a tuttocampo, lo dice chiaramente. In una tornata per le amministrative nella quale la coalizione è uscita con le ossa rotte, si prova a ricominciare. L’esperienza de La Destra va definitivamente in soffitta ed all’orizzonte di profila la rinascita di una Alleanza Nazionale secondo atto. Catania e la Sicilia diventano, allora, il laboratorio da dove formulare la nuova proposta.
Presidente, diamo prima un commento sull’impietoso responso delle urne catanesi.
“Quello di Catania mi sembra un risultato ingeneroso nei confronti di Stancanelli. E lo dico nel massimo rispetto per il vincitore. Ma davvero credevo che si potesse andare, molto ragionevolmente, al ballottaggio”.
Ma lei l’ha capito quand’è che il centrodestra è andato in default?
“Io scinderei intanto tra la questione del centrodestra e della candidatura a sindaco. Con la nuova legge elettorale che dà maggiore peso e responsabilità a quest’ultimo, mi vien da dire che Stancanelli abbia pagato il logoramento di una di una sindacatura costretta a gestire la stagione del rigore e del risanamento. Il secondo aspetto per il quale ha pagato Stancanelli è stata quella di una certa sua ritrosia a comunicare le cose fatte. Però andava apprezzata la sua scelta di essere rimasto a Catania quando avrebbe potuto comodamente scegliere per una poltrona a Roma”.
Tutto questo lei dice che non è bastato?
“Va anche detto ha tolto tanti rami secchi come i consigli di Quartiere”.
Insisto: sono stati questi i motivi della sconfitta?
“Beh, dai banchi dell’opposizione – e per questo mi ritengo credibile in quello che sto per dire – ho sempre sostenuto che l’aver operato con una giunta tecnica, non mi è sembrato affatto una scelta felice ed opportuna. Stancanelli, nel 2008, aveva vinto anche grazie al traino dei partiti: una giunta politica è sempre da preferire ad una giunta composta da tecnici, scienziati ed esperti”.
Eppure, al di là degli aspetti tecnici o istituzionali, tanta gente sostiene che in realtà il centrodestra sia stato parecchio distante dalla sua gente e dal suo elettorato.
“Non è un fatto nuovo che fino a qualche settimana prima della presentazione delle liste, la coalizione di centrodestra appariva divisa sul nome di Stancanelli. L’esperienza delle ultime regionali doveva insegnarci qualcosa: noi abbiamo consegnato la Sicilia a Crocetta proprio perchè due forze importanti si sono allontanate dall’area tradizionale alla quale appartenevano, che è quella di centrodestra, costringendoci al mancato successo”.
E’ un centrodestra che, però, ha perso ovunque.
“Certo. E sarebbe sbagliato pensare che la sconfitta di Stancanelli sia un fatto isolato. Il centrodestra è in sofferenza: in forte sofferenza. La crisi del centrodestra coinvolge tutto il Paese, dal Nord al Sud”.
Ha la sensazione che, così come era accaduto per la Sua candidatura a presidente della Regione, negli ultimi giorni qualcuno all’interno della coalizione abbia voluto abbandonare Stancanelli al suo destino?
“No. Non credo. La verità è che l’elettorato moderato, a Catania ed un pò ovunque, non si riconosce più nell’attuale offerta politica. Voglio dire che il centrodestra non appare più accattivante, più interessante”.
Mi dica: è una questione di uomini o di programmi?
“Entrambi gli elementi. I programmi devono essere capaci di interpretare lo stato d’animo ma anche un modo di immaginare la vita, il modo d’essere. Io credo che il centrodestra non abbia una classe politica particolarmente motivata per potere interpretare questa difficilissima fase di transizione”.
Beh, qual è allora la soluzione?
“Bisogna rifondare il centrodestra. Ecco”.
Ed a chi tocca prendere in mano le redini per ricominciare?
“Naturalmente, quando parlo di centrodestra, parlo di almeno tre o quattro forze politiche. Intanto, io non mi occupo delle vicende del Pdl ma mi sembra di capire che in quel partito si sia aperto dibattito che, a mio avviso, non può essere legato al ruolo e alla figura di Berlusconi. Per esempio, accanto al Pdl serve una forza politica di destra: una forza politica capace di garantire la continuità ad Alleanza Nazionale che per colpe ben individuabili si è polverizzata rendendo orfano almeno il 10/15% dell’elettorato italiano”.
Immaginiamo, allora, che La Destra e Fratelli d’Italia possano confluire in un’unica cosa?
“E’ l’augurio che io esprimo da tempo. In questi giorni, nel mio partito de La Destra, si discute a Roma sulle scelte da adottare e sul da fare: ad Orvieto, il mese prossimo sanciremo la fine di questa esperienza politica. Ci abbiamo provato molto generosamente ma non serve una destra polverizzata. Noi speriamo che tutti coloro i quali hanno avuto una comune militanza in Alleanza Nazionale o chi si riconosce nei valori di una destra moderna, democratica e riformista, possa nello spazio di qualche mese dare vita ad un nuovo soggetto politico che nel Sud potrebbe incarnare una larga fascia di dissenso e astensionismo e nel Nord servirebbe una Lega capace di tornare a rappresentare interessi che meritavano rispetto”.
In Sicilia, il ragionamento potrebbe essere più complesso.
“In Sicilia essere moderati, essere alternativi alla sinistra, essere, riconoscersi, pensare e ragionare secondo valori di destra, credo sia un fatto genetico”.
Torniamo a Catania: il suo partito non è riuscito ad entrare in consiglio.
“Anche qui, il risultato è stato ingeneroso: Manfredi Zammataro e Gemma Lo Presti hanno lavorato in cinque anni con grandissimo impegno e con una serietà riconosciuta anche dagli avversari politici. Vorrei dire che sono accadute tante cose in questa campagna elettorale, una delle quali mi ha praticamente costretto al disimpegno, ma non c’è dubbio che il risultato non ha premiato del tutto i meritevoli. Voglio sperare che il nuovo consiglio possa essere all’altezza del compito: serve una forte motivazione politica. Vedo tanti giovani ma pochissime donne e tutto questo mi lascia inquieto ed assolutamente incerto”.
Enzo Bianco riuscirà a riproporre quella “Primavera catanese” che vide anche Lei protagonista da presidente della provincia?
“La Primavera di Catania non può essere riproposta nei termini in cui l’abbiamo vissuta Bianco e io perchè è cambiato il contesto locale, nazionale ed internazionale. Può essere riproposto “quel” metodo di governo. Quello sì. Ed io nell’interesse della città mi auguro che Enzo Bianco possa completare quell’opera di risanamento avviata da Raffaele Stancanelli il quale ha lavorato più da commissario che da sindaco di una città complessa e ruffiana come Catania. Va dato atto, però, al sindaco di centrodestra di avere gestito la stagione più difficile e più impopolare di questi ultimi decenni”.
Bianco farà bene il sindaco?
“Non siamo in condizione di sapere cosa possa fare il neo sindaco. Da cittadino, da padre e da nonno mi auguro che possa lavorare e che possa lavorare bene. Il centrodestra farà un’opposizione seria e senza pregiudizi: mi auguro che comunque a trarne la forza possa essere una città che da tempo non trova la voglia di tornare a sorridere”.