Una lettera al direttore del capogruppo di Italia Viva
“La sanità siciliana costa 9 miliardi l’anno, più della metà dell’intero bilancio regionale. La quota parte del MES per la Sicilia è di 3 miliardi di euro. Un’occasione “storica”, tante risorse subito, una tantum, per affrontare una riforma radicale che migliori il servizio per i cittadini e riduca gli sprechi.
E allora perché diamine il presidente della regione Musumeci non fa un appello al presidente del consiglio Conte per utilizzare i 37 miliardi del Mes? Semplice, Salvini non è d’accordo. Come sempre Musumeci sacrifica la Sicilia in nome dell’ampolla del dio Po.
Eppure con queste risorse si potrebbe finalmente riorganizzare il nostro sistema sanitario. L’assessore alla salute dovrebbe essere freneticamente al lavoro per preparare un progetto che ci veda spendere queste risorse, senza disperderle e soprattutto senza doverle restituire per incapacità di spesa. Ed invece in piazza Ottavio Ziino si dorme o si pensa ad altro, oppure, questa è stupenda, si pensa di riciclare Scilipoti come consulente! Ci manca solo che Razza si prenda pure Razzi e il quadro è completato.
E allora proviamo a dire come spendere questi 3 miliardi. Serve una riforma radicale articolata in tre punti, mantenendo l’universalità, l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità del nostro sistema sanitario:
1) Ridurre le 17 attuali aziende sanitarie in 5 macro aziende, una per milione di abitanti.
2) Riorganizzare la rete ospedaliera, la rete territoriale e la medicina preventiva, digitalizzando tutto il sistema.
3) Assumere nuovo personale medico ed infermieristico, incrementare le specializzazioni mediche ed investire sulla didattica e la formazione permanente del personale sanitario e amministrativo.
Quindi questi 3 miliardi potrebbero essere divisi equamente per realizzare nuove strutture ospedaliere e territoriali, per l’acquisizione di nuove tecnologie, in nuove assunzioni di personale medico, infermieristico, tecnico ed ausiliario e nella ricerca scientifica.
In Sicilia ci vorrebbero almeno 5 grandi ospedali d’eccellenza: 3 nelle aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina e 2 distribuite al centro del territorio regionale, a loro volta centro di altissima specializzazione.
Riorganizzare tutti i pronto soccorsi, completi di tutte le figure professionali con competenze specifiche e ben collegati con la rete viaria. Naturalmente valorizzare strutture buone già esistenti e costruirne di nuove nelle zone carenti.
Considerato che il costo di un ospedale di nuova concezione si aggira sui 400 milioni di euro, il miliardo di euro potrebbe essere ripartito in questa fase di programmazione nel 60% in investimenti strutturali e il resto nell’assunzione di nuovo personale di alta specializzazione.
Un altro miliardo potrebbe essere utilizzato, finalmente, per implementare la medicina del territorio e ne abbiamo visto la necessità durante l’epidemia del Covid 19. Hanno retto meglio le regioni che possedevano una migliore organizzazione territoriale. In Sicilia già i nostri più piccoli ospedali lievemente rifunzionalizzati e armonizzati alle strutture distrettuali, potrebbero diventare dei centri integrati per la gestione delle malattie croniche e della medicina preventiva . Particolare attenzione alle strutture sanitarie delle isole minori e delle comunità montane. L’integrazione, poi, con i medici di famiglia deve portare alla creazione di strutture sanitarie mobili, capaci di offrire una medicina domiciliare capillare.
Il terzo miliardo va investito nella ricerca e nella formazione permanente del personale. Le Università e le Scuole di specializzazione devono essere meglio integrate con la didattica ospedaliera e territoriale. Bisogna anche qui operare una rivoluzione. I grandi ospedali devono operare in perfetta armonia con la formazione e la didattica universitaria
A pieno regime, dopo questa riforma, il costo complessivo annuo della spesa sanitaria regionale si ridurrebbe almeno del 20% e potremmo utilizzare queste risorse per i cittadini siciliani.
Due sono le cose quindi: o prendiamo i soldi del Mes o i siciliani pagheranno la patrimoniale del trio “Dibba-Salvini-Meloni”. Perché è semplice: se non prendiamo i 37 miliardi dall’Europa per la sanità italiana (3 per la Sicilia), mica pagheranno questi tre scienziati le conseguenze. Pagheranno i cittadini più poveri, quelli che non sapranno come curarsi.
E allora, presidente Conte, serve più coraggio per scongiurare questa follia puramente ideologica. Non andiamo dietro ai deliri incredibili del trio sovranista ed ai silenzi del neo leghista Musumeci, che pur di mettere una bandierina di principio, sarebbero pronti a far tassare gli italiani in un momento in cui dobbiamo stimolare la crescita e sostenere consumi e imprese.