Narcotraffico a Catania, i rifornimenti dalla Calabria ai clan

Cocaina all’ingrosso, come i calabresi rifornivano la malavita catanese

I particolari dell'operazione "Devozione"

CATANIA – I due calabresi erano i perni del traffico di cocaina tra la Calabria e Catania, dove si erano installati e gestivano un’associazione di persone dedite al narcotraffico (NOMI). È quanto emerge dall’operazione Devozione, che nella mattina di mercoled’ 19 giugno ha portato a 13 arresti.

Le indagini della Squadra mobile di Catania, coordinate dai Pm Tiziana Laudani e Ignazio Fonzo, sono partite dal grossista locale di cocaina Carmelo Scilio per poi concentrarsi sui suoi fornitori calabresi Bruno Cidoni e Antonio Pezzano, scoprendo che l’associazione forniva cocaina a diversi esponenti dei clan e delle piazze di spaccio catanesi.

Il gruppo aveva messo in piedi un sistema di approvvigionamento, spostamento e distribuzione che permetteva l’ingresso a Catania di diversi chili di cocaina e marijuana ogni settimana, con viaggi giornalieri di un corriere e il taglio e la vendita in una base logistica, la casa di Bruno Cidoni.

L’acquisto della droga

All’apice dell’associazione gli investigatori hanno individuato i calabresi Bruno Cidoni e Antonio Pezzano. In particolare il primo ha avuto rapporti con lo ‘ndranghetista Francesco Pelle, della ‘ndrina Pelle – Gambazza di San Luca. I due sono stati soci al 50 per cento in un’azienda edile.

Cidoni e Pezzano, facendo base a Catania, gestivano direttamente con i fornitori calabresi l’acquisto della cocaina e della marijuana, contrattando i prezzi e gestendo la logistica. I due poi gestivano le basi operative nel catanese, in cui stoccavano, tagliavano, confezionavano e vendevano la cocaina.

Coinvolto nell’acquisto della droga era anche Pasquale Zangari, identificato nelle indagini come l’intermediario che, in Calabria, consegnava materialmente la droga ai corrieri e si occupava di riscuotere i soldi per pagare i fornitori calabresi.

I viaggi del corriere

In una prima fase, fino al novembre 2020, il gruppo si occupava personalmente di spostare la droga nel catanese. Un corriere, Francesco Sedici, viaggiava di notte con cadenza quasi quotidiana per andare a Reggio Calabria. Qui incontrava Zangari nel parcheggio di un maneggio – pizzeria, nella zona di Pellaro.

Zangari era addetto a consegnare materialmente la cocaina, che Sedici piazzava in alcuni nascondigli all’interno della sua auto. A questo punto il corriere tornava a Catania e parcheggiava l’auto, imbottita di cocaina, nel garage di casa sua.

Il giorno successivo, lo stesso Sedici andava in auto a casa di Bruno Cidoni, considerata la principale base operativa dell’associazione, e consegnava la cocaina. A volte la consegna si limitava al quantitativo di cui i due narcotrafficanti avevano bisogno per le vendite della giornata; altre volte, Sedici consegnava tutta la partita di droga.

Gli investigatori hanno documentato in tutto più di 20 viaggi per l’approvvigionamento di cocaina e marijuana, con sequestri totali di 11 chili di droga. Il gruppo è stato intercettato più volte dalle forze dell’ordine mentre parlava delle precauzioni da prendere per non essere fermati. Il corriere faceva biglietti per Reggio Calabria validi per tre giorni, in modo da non fare capire di andare ogni giorno nella città sullo stretto, e diversi esponenti dell’organizzazione usavano dei telefonini criptati, non intercettabili dalle forze dell’ordine.

La consegna e i clan catanesi

Una volta arrivata nella base operativa di Catania la cocaina era tagliata dallo stesso Cidoni, preparata in panetti e venduta agli esponenti dei clan e delle piazze di spaccio catanesi. Cidoni e Pezzano si comportavano da grossisti: cedevano la cocaina ma non entravano nelle dinamiche di affiliazione ai clan.

I due calabresi vendevano cocaina a nomi di primo piano della criminalità catanese. Dai due si rifornivano Gaetano Bellia, Oreste Prelati, Carmelo Scilio e Massimo Ventaloro, secondo gli inquirenti legati al clan Cappello – Bonaccorsi, ma anche a Cristian Lo Cicero e Giuseppe David Costa, appartenenti al clan mafioso Mazzei “carcagnusi”, e a esponenti della famiglia Nizza del clan Santapaola – Ercolano, tra cui uno dei vertici come Salvatore Privitera.

Sul fronte opposto, comprava cocaina da Cidone e Pezzano anche Carmelo Distefano, in quel periodo al vertice dei Cursoti milanesi, accompagnato dal suo braccio destro Martino Carmelo Sanfilippo, gestore della piazza di spaccio di viale Grimaldi in cui poi i Cursoti avrebbero sostenuto uno scontro a fuoco proprio con i Cappello – Bonaccorsi.

L’arresto del corriere

Il sistema di spostamento della cocaina ideato dall’associazione si inceppa nel novembre del 2020, quando Francesco Sedici è arrestato a Villa San Giovanni con un carico di 5 chili di cocaina. Da quel momento Cidone e Pezzano decidono di non andare più di persona in Calabria per recuperare la droga.

La soluzione trovata dai due è fare arrivare la cocaina a Catania su dei Tir, nascosta in “bins”, ovvero contenitori per gli agrumi. La droga arrivava in Sicilia ed era consegnata a qualcuno degli appartenenti all’associazione, per poi essere stoccata in un appartamento nel quartiere San Giorgio.


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