Ne servono 46 per fare chiudere l’Ars.Un sussulto di dignità. Chiudere i battenti, per non accontentarsi di vivacchiare. Per non togliere altro tempo ai siciliani. Che non hanno tempo da perdere. Insomma, basterebbe dare seguito all’articolo 8 bis dello statuto della Regione siciliana: “Le contemporanee dimissioni della metà più uno dei deputati – recita l’articolo – determinano la conclusione anticipata della legislatura dell’Assemblea, secondo modalità determinate con legge adottata dall’Assemblea regionale, approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti”.
E c’è già qualcuno pronto a farlo. Anzi, uno dei novanta parlamentari, già alcuni giorni fa aveva proprio lanciato l’idea: “Io sono pronto a dimettermi”, aveva detto Francesco Musotto. Ancora prima, il capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini, di fronte ai fallimenti della Regione su bilancio e Finanziaria aveva detto: “Basta. Andiamo a casa”.
Da quel giorno si sono aggiunti altri fatti e altri nomi. E la recentissima assemblea del Pd da un lato e le nuove nomine in giunta di Lombardo hanno suggerito la presa di posizione di Davide Faraone, anche lui pronto a dimettersi. Così come Francesco Scoma, che sta dall’altra parte, insieme al presidente della commissione Attività produttive Salvino Caputo. A conferma che, forse, l’esigenza di finire in fretta questa legislatura, è davvero un’esigenza comune. È davvero diventata l’unica cosa sensata da fare. Così la pensa, ad esempio, l’intero gruppo parlamentare del Cantiere popolare-Pid: il capogruppo Rudy Maira e i parlamentari Toto Cordaro, Marianna Caronia e Salvatore Cascio sono pronti già da domani a rassegnare le proprie dimissioni.
Altro gruppo parlamentare a condividere in blocco l’idea lanciata da Live Sicilia, è quello del’Udc: “Fino ad alcuni mesi fa – ha spiegato la capogruppo Giulia Adamo – abbiamo lealmente sostenuto il governo Lombardo, sperando di poter contribuire a un cambio di rotta. Cosa che non s’è mai realizzata. Per questo a dicembre, constata l’inefficienza e l’inefficacia di questo esecutivo, abbiamo deciso di uscirne. Adesso, la situazione mi pare ancora più grave. Penso che sia il caso di mettere fine a questa legislatura, in un modo o nell’altro. Per questo tutti i parlamentari del gruppo Udc sono pronti a rassegnare le dimissioni”. E tra questi, anche Marco Forzese: “Le dimissioni dei parlamentari regionali, – ha detto – oltre ad essere un atto di responsabilità nei confronti dei cittadini, servirebbero a ridare dignità agli stessi deputati più volte mortificati nel loro ruolo dall’attuale governo”.
“Io sono convinto – ha detto invece Cateno De Luca – che, nonostante le dichiarazioni, alla fine l’unico che si dimetterà sarò io. Anzi, annuncio che, se non dovesse avvenire prima, io a fine giugno rassegnerò comunque le mie dimissioni”.
Più scettico sull’idea delle dimissioni di massa, invece, è il capogruppo di Grande Sud Titti Bufardeci: “Se servisse a qualcosa, lo farei anch’io. Ma non vedo quali vantaggi possa portare il fatto di votare a luglio o agosto piuttosto che a ottobre. Semmai, la cosa che mi preme di più è che il presidente Lombardo rispetti i tempi annunciati per le sue dimissioni e le elezioni anticipate”.
Ma nel corso della giornata, ecco due altre “adesioni”. Entrambe targate Pdl. Santi Formica, tra l’altro, è anche uno dei due vicepresidenti dell’Ars: “Ma da due anni – spiega – dico che bisogna dimettersi. Dobbiamo dire basta. Tra l’altro, io come gli altri esponenti dell’opposizione sono tra i firmatari di una mozione di sfiducia. Potremmo anche votare quella. O, addirittura – la provocazione di Formica – siamo disposti a firmare ‘in bianco’ una mozione di sfiducia presentata dal Pd. L’importante è porre fine a questa agonia”.E non ha dubbi nemmeno Vincenzo Vinciullo: “Certamente. E’ giunto il momento di dire basta. Io sono pronto a rassegnare le dimissioni”.
Da oggi, così, Live Sicilia seguirà passo dopo passo le nuove “dichiarazioni di disponibilità alle dimissioni”. E seguirà questi aggiornamenti, quotidianamente, anche attraverso twitter, dove potrete intervenire dicendo la vostra usando l’hashtag #stopars. Il nostro quotidiano, poi, aggiornerà ogni giorno la sua lavagna con i nomi di chi è disposto ad andare davvero oltre le dichiarazioni. E di fare, finalmente, un passo in avanti. Verso il portone di Palazzo dei Normanni.