PALERMO – Già, i congressi del Pd, e chi ci pensava più? Il casus belli che ha dilaniato il partito siciliano, cioè i tempi della celebrazione dei congressi di circolo e locali, è caduto presto nel dimenticatoio, dopo la proclamazione “a tavolino” di Davide Faraone segretario, a seguito del ritiro di Teresa Piccione. Ma il nodo dei congressi di circolo e provinciali è rimasto da sciogliere. E se ne parlerà dopo l’Epifania. Le consultazioni per gli iscritti, infatti, si terranno dal 7 al 23 gennaio, contestualmente all’elezione nei circoli dei delegati per il congresso nazionale di marzo.
Proprio sulla data di celebrazione dei congressi locali si era consumata una profonda frattura fra i renziani e i loro avversari interni. La direzione regionale del partito aveva votato un regolamento che prevedeva come di consueto di celebrare i congressi locali prima di quello regionale. Ma la commissione del congresso, presieduta da Fausto Raciti, aveva invertito questa sequenza, rimandando i congressi per gli iscritti a dopo le primarie. Era seguita una guerra di ricorsi che ha portato alla scelta di Piccione e dei suoi sostenitori a salire sull’Aventino.
In base al calendario fissato dalla commissione, i congressi di circolo e provinciali (che in alcune province ribelli come Catania si erano già in parte celebrati) dovevano svolgersi in questi giorni, entro il 31. Ma sono stati posticipati al rientro dalle ferie natalizie per fare un’unica consultazione per gli iscritti, chiamati a votare in vista del congresso nazionale di marzo.
A questo punto, vista la convergenza delle due consultazioni, non è pensabile che l’ala non renziana si astenga dal partecipare, come ha deciso di fare per il congresso regionale. E allora si andrà alla conta. Molto probabilmente anche in quelle province, come Catania e altre, dove era maturata un’intesa su una candidatura provinciale unitaria. Il clima ormai è cambiato e difficilmente si potrà mantenere quello schema. I nomi scelti dagli zingarettiani restano in campo, tra questi Pippo Glorioso a Catania e Magda Culotta a Palermo. Da qui all’Epifania si conosceranno i nomi dei loro sfidanti renziani. Anche se non è del tutto da escludere che in alcune province si riesca a trovare l’accordo su candidature unitarie. Nel partito la spaccatura resta ma vige una sorta di tregua armata. Faraone ha lasciato vacante la poltrona di presidente del partito, una mano tesa per ricostruire un clima di convivenza. Ma i suoi avversari interni al momento aspettano solo il congresso nazionale di marzo. Che dovrebbe eleggere Nicola Zingaretti segretario e potrebbe rimettere in discussione gli equilibri regionali.