Le intercettazioni parlano chiaro: un anno fa, quando Giovanni Brusca era inserito nel programma di protezione dei pentiti, in certi ambienti criminali si discuteva ancora di stragi e omicidi per fare tacere. E nell’occhio di un progetto specifico tra cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, era finito il palermitano giornalista de “L’Espresso”, Lirio Abbate. Secondo quanto riportato dal quotidiano “La Stampa”, su Abbate (come su Di Pietro o De Benedetti), ci sarebbe stato un disegno preciso: una relazione dei servizi segreti in possesso della Procura di Messina segnalerebbe un incontro tra un avvocato palermitano e un esponente della ‘ndrangheta. A quest’ultimo, sarebbe stato chiesto il “favore” di eliminare Lirio Abbate.
Appresa la notizia, le voci politiche che si sono alzate per porgere la solidarietà ad Abbate, sono state quelle dei senatori Beppe Lumia (Pd) e Carlo Vizzini (Pdl). “Che Lirio Abbate ed una serie di magistrati delle Procure Antimafia siano invisi alla mafia, comunque denominata, è cosa nota – ha detto Vizzini – Se però risponde al vero che vi siano relazioni su incontri tra ‘ndrangheta e mediatori per affrontare problemi come l’eliminazione del giornalista Abbate, il ‘problema Spatuzza’ ed il ‘problema 41bis’, come oggi scrive un quotidiano nazionale, è cosa gravissima”.
“Esprimo la mia piena solidarietà – ha invece dichiarato Lumia – ad Antonio Di Pietro, Carlo De Benedetti e al giornalista Lirio Abbate. La notizia di un piano della mafia per eliminarli e di un summit tra Cosa nostra, ‘Ndrangheta e Camorra ci dice che le organizzazioni criminali sono in allerta, pronte a riorganizzarsi e colpire. Ecco perché è sbagliato pensare che la guerra sia quasi vinta. Contro le mafie non si può mai abbassare la guardia, anzi bisogna tenere alto il livello di attenzione e aumentare la capacità repressiva dello Stato”.