"Gettò la figlia in un cassonetto" | Prova evidente: giudizio immediato - Live Sicilia

“Gettò la figlia in un cassonetto” | Prova evidente: giudizio immediato

Il luogo del ritrovamento della neonata morta

Valentina Pilato finisce sotto processo saltando, su decisione del pubblico ministero, la fase dell'udienza preliminare. Si dovrà difendere in Corte d'assise, a partire dal 2 ottobre prossimo, dalle accuse di omicidio e occultamento di cadavere.

PALERMO – Le prove sono considerate evidenti. Valentina Pilato finisce sotto processo saltando, su decisione del pubblico ministero, la fase dell’udienza preliminare. Giudizio immediato, dunque, per la mamma che abbandonò la figlia neonata in un cassonetto della spazzatura.

La Procura della Repubblica è certa di avere raggiunto quell’evidenza della prova che giustifica la richiesta del rito alternativo. Si va direttamente al dibattimento che inizierà il 2 ottobre prossimo davanti alla Corte d’assise. La donna, infatti, è accusata di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Il corpicino senza vita fu ritrovato dentro un borsone da un uomo che rovistava nei contenitori di via Ferdinando Di Giorgi, in cerca di ferro vecchio.

Era il novembre del 2014. Valentina, che risiedeva a Gemona in Friuli, era venuta a Palermo per portare a termine una gravidanza tenuta nascosta. Cinque mesi dopo arrivò la clamorosa svolta nell’inchiesta. Secondo l’accusa, la donna era capace di intendere e volere e poteva reiterare il reato. Ecco perché il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso chiese e ottenne che la mamma di Giorgia venisse arrestata e trasferita al carcere Pagliarelli di Palermo, dove è tuttora detenuta.

La decisione colse di sorpresa i legali della ragazza, gli avvocati Enrico Tignini e Dario Falzone, che hanno fatto ricorso contro l’applicazione della misura cautelare. Su loro consiglio la Pilato fu ricoverata a lungo in una clinica privata. La donna, che dopo le dimissione era andata a vivere in casa dei genitori e lontano dagli altri due figli, inizialmente era indagata per infanticidio. I periti nominati dal giudice per le indagini preliminari Ettorina Contino, davanti a cui si era svolto un incidente probatorio, conclusero che l’indagata aveva piene facoltà mentali quando abbandonò la bimba. Bimba che era sana. Nessuna malformazione. Nessuna malattia congenita. Non poteva avere, però, la forza necessaria per sfuggire al destino che qualcun altro aveva scritto per lei.

La madre confessò di avere partorito da sola, di avere reciso il cordone ombelicale con una paio di forbici e di avere abbandonato la neonata non lontano da viale Regione Siciliana. Aggiunse che era tornata per un attimo indietro per recuperare la bambina, ma ormai il barbone aveva notato quel corpicino dentro il borsone.

Bimba che era sana. Nessuna malformazione. Nessuna malattia congenita. Non poteva avere, però, la forza necessaria per sfuggire al destino che qualcun altro aveva scritto per lei. La madre confessò di avere partorito da sola, di avere reciso il cordone ombelicale con una paio di forbici e di avere abbandonato la neonata non lontano da viale Regione Siciliana. Aggiunse che era tornata per un attimo indietro per recuperare la bambina, ma ormai il barbone aveva notato quel corpicino dentro il borsone.

In aula sarà battaglia, soprattutto sulle capacità psichiche della donna. I risultati dei periti della difesa cozzano con le conclusioni a cui sono giunti in consulenti del giudice per le indagini preliminari nel corso dell’incidente probatorio.

 


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