"Nessuna forza politica | immune dalla mafia" - Live Sicilia

“Nessuna forza politica | immune dalla mafia”

Il diktat della presidente della Commissione Antimafia.

Rosy Bindi
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2 min di lettura

ROMA- “La questione del consenso delle mafie va posta con coraggio. Tutte le forze politiche devono farsene carico insieme, per rendere il contrasto ai poteri mafiosi un elemento non di divisione, ma di unione. L’attività di inchiesta ha dimostrato che nessuna forza politica, anche con le migliori intenzioni, può ritenersi immune dal condizionamento o peggio dall’infiltrazione”. E’ uno dei passaggi della “Relazione sulla Trasparenza delle candidature”, relatrice Rosy Bindi, approvata oggi all’unanimità dalla Commissione Antimafia.

“Le mafie sono infatti – si legge in un altro passaggio della Relazione dell’Antimafia – organizzazioni innegabilmente dotate di politicità, che agiscono ormai, dopo gli anni delle stragi, con modalità sempre meno antagoniste e visibili e sempre più liquide e opache, capaci di infiltrarsi negli spazi lasciati liberi o non adeguatamente presidiati dalla società civile, dalla politica, fino a creare crepe che mettono a rischio parti dell’impianto dello Stato e delle Istituzioni”. La presidente dell’Antimafia, la relatrice Bindi, evidenzia come si sia ampliata la diffusione del fenomeno mafioso “su tutto il territorio nazionale, non solo nelle aree di tradizionale inserimento nel Meridione ma sempre più anche al nord del Paese, a dispetto di superate tesi ‘culturaliste’ che attribuivano alla popolazione delle regioni meridionali una maggiore propensione all’insediamento delle mafie rispetto a quelle delle regioni settentrionali”. E sottolinea la carenza degli strumenti da parte dello Stato per controllare l’applicazione delle leggi, in particolare della Severino, se è vero che il Ministro della giustizia ha chiarito alla Commissione che attualmente, a causa della carenza di risorse negli uffici giudiziari, “i tempi medi di iscrizione delle condanne definitive nel casellario giudiziale sono di circa 11 mesi” e che “il ritardo dell’iscrizione ha un significativo impatto sull’attendibilità della certificazione e sulle verifiche relative all’ineleggibilità/incandidabilità di taluni soggetti”. Per di più, la banca dati nazionale dei carichi pendenti, pur essendo prevista dal Testo Unico sul casellario, “non è stata ancora realizzata”

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