“Io non ho mai avuto conoscenza, né mi è stato riferito di volontà di parti della criminalità organizzata di voler aprire una trattativa con lo Stato, che è un termine che io non posso nemmeno accettare neppure a distanza di anni”. Lo ha detto il senatore Nicola Mancino, ex vicepresidente del Csm, oggi nella sua deposizione all’udienza del processo per le stragi del ’93 in cui è unico imputato Francesco Tagliavia. Mancino è stato chiamato come teste dalla difesa di Tagliavia in merito al ruolo svolto come ministro dell’Interno dal 1992-1994.
“Lo Stato – ha proseguito Mancino rispondendo alle domande del difensore di Tagliavia – non scende a trattativa con chi commette reati, e tanto meno con chi commette delitti uccidendo magistrati, poliziotti, uomini delle forze dell’ordine, come Falcone, Borsellino e Dalla Chiesa. La mafia è il nemico da battere, la mia opinione è sempre stata, in pubblico e privato, la stessa”.
“Il 41 bis era un provvedimento per la mafia e doveva rimanere pesante. Quando arrivai a Firenze dopo via dei Georgofili avevo chiara la valutazione che la matrice fosse mafiosa. Il movente era certamente il 41 bis ma bisogna revocarlo? No, non l’ho mai pensato” ha aggiunto mancino nella sua deposizione. Mancino ha più volte riferito di non aver mai avuto notizia di trattative tra Stato o parti dello Stato e criminalità o parti della mafia e ha aggiunto che “lo Stato era convinto di dover persistere nelle misure dure e catturare i criminali e mandarli al carcere duro”.