PALERMO – La Cassazione aveva aperto uno spiraglio, la stessa Cassazione lo richiude. Il mafioso di Villabate Nicola Mandalà resta al 41 bis. Il provvedimento è antecedente alla notizia della riabilitazione ottenuta dal padre Antonino. Quest’ultimo ha cambiato vita, mentre nel caso del figlio bisogna evitare ogni contatto con il mondo mafioso.
Nel luglio scorso i supremi giudici avevano annullato con rinvio la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma di mantenere il regime del carcere duro. Era arrivata una nuova proroga che ora diventa definitiva.
Il giallo delle lettere di Nicola Mandalà
A differenza di quanto sostenuto dalla difesa c’è il pericolo che senza il carcere duro Mandalà possa riallacciare i rapporti con i mafiosi del mandamento di Villabate-Bagheria. A pesare sulla sua posizione la “assenza di un autentico percorso di revisione critica nel corso della carcerazione” e alcune lettere censurate in carcere attraverso cui avrebbe tentato di mandare dei messaggi.
Non sono emersi “segnali di significativo distacco rispetto ai propri vissuti e alla subcultura mafiosa” e in più il detenuto si è reso responsabile di sette infrazioni disciplinari tra il 2012 e il 2022.
Mandalà nel 2009 ammise di fare parte di Cosa Nostra, ma le sue parole pronunciate in aula “non sono sufficienti a dimostrare un nuovo corso intrapreso dal detenuto e, quindi, un’effettiva, certa e irrevocabile recisione di ogni legame con l’organizzazione di appartenenza”.
Gli ergastoli e la missione americana
Mandalà sta scontando due ergastoli per gli omicidi di Salvatore Geraci e Andrea Cottone ed è stato pure condannato per associazione mafiosa. C’era anche lui fra coloro che accompagnarono Bernardo Provenzano fino a Marsiglia, in Francia, per l’intervento alla prostata.
Il padrino di Corleone si fidava di lui tanto che nel 2003 gli affidò la missione di riattivare i contatti con le famiglie di New York. Mandalà partì assieme a Gianni Nicchi, u picciutteddu che il padrino Nino Rotolo volle accanto a sé nel mandamento di Pagliarelli.
I “giovani” boss non badarono a spese. Bella vita, locali e ristoranti di lusso come emerse dalle fotografie recuperate dagli investigatori. Ce ne sono alcune che immortalano i rampolli di Cosa Nostra seduti al tavolo con Frank Calì, boss successivamente ucciso, o in giro a bordo di una Limousine.
Nicola Mandalà nonostante gli anni in carcere non si è ravveduto. Cosa che è avvenuta per il padre che pochi giorni fa ha ottenuto la riabilitazione dal Tribunale di sorveglianza di Palermo.

