Nessuno tocchi don Luca|E i parrocchiani organizzano il sit in - Live Sicilia

Nessuno tocchi don Luca|E i parrocchiani organizzano il sit in

Scoppia il caso a San Biagio Platani
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Succede che, in un piccolo paese di montagna, arrivi un prete giovane, con le idee chiare, il sorriso buono e quella dolcezza che conquista. Succede poi che lo stesso prete dia vita a quelle “rivoluzioni” pacifiche, che si vedono nei film, al più si leggono nei romanzi. Succede poi, che, per le regole del clero, lo stesso prete, che nel giro di un anno ha conquistato una comunità intera, debba fare le valigie e, per il voto di obbedienza, accettare di essere trasferito altrove.
Succede ancora che i parrocchiani, anzi, la cittadina intera non ci stia e cominci a fare sit in, appendere striscioni alle finestre e protestare contro gli alti prelati, affinchè il trasferimento venga annullato e il prete buono non debba andare via.
La storia sta accadendo davvero, e la location è a San Biagio Platani, tra i monti agrigentini, 3000 abitanti in tutto e quel calore, che è tipico delle piccole comunità.
In tempi in cui la chiesa cattolica è sotto l’occhio del ciclone per oscure vicende, la storia controcorrente è quella di don Luca Restivo, sacerdote trentenne, arrivato un anno fa per aiutare l’arciprete del piccolo centro montano.  I primi giorni di rodaggio, tra le diffidenze di rito, quindi l’inizio dell’attività pastorale, con don Luca mischiato ai giovani – lui, che del resto, è uno di loro – che ne comprende i desideri, li consiglia nei turbamenti, ne condivide le gioie. Non basta, don Luca diventa un punto fermo anche per gli anziani del paese, per quelli soli in particolare. “Mi veniva a trovare quasi tutti i giorni –  racconta una di loro – a volte mi portava anche il pranzo”. Gli adulti del paese sono entusiasti: don Luca comprende i loro figli, fa divertire i piccoli, è saggio con gli adolescenti.
Un’isola felice, dentro un paesino che del suo isolamento geografico ha fatto una risorsa, in termini di coesione, di rispetto dei valori, di formulazione di buoni ideali. La favola, però, si interrompe quando dalla curia di Agrigento arriva la comunicazione: don Luca deve essere trasferito. E don Luca obbedisce, perchè è giusto farlo. Un prete lo tiene in conto nel momento in cui pronuncia il suo sì: obbedienza, castità e povertà. Il paese è sgomento, non ne vuole sapere di rinunciare al giovane vice parroco. Iniziano le manifestazioni pubbliche, giovani, vecchi e bambini che scendono in piazza al grido: “Don Luca resta”. Nella “passeggiata” del paese, la stessa dove a Pasqua si montano i celebri “Archi di pane”, la gente allestisce tende e i ragazzi le presidiano giorno e notte. La rivolta, pacifica ma risoluta, è alla direzione dell’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, che ha preso la decisione. I biagesi chiedono all’alto prelato di revocare il trasferimento. Per farlo si inventano collezioni di modi, purchè civili. Fondano pure due gruppi su Facebook, che, nel giro di un paio di giorni, contano, ciascuno, un migliaio di iscritti.  In quello più cliccato, “Per tutti quelli che non vogliono che don Luca vada via”, qualcuno scrive: “Grazie a don Luca ci siamo meglio conosciuti, meglio apprezzati, non si può tornare indietro”. Decine e decine di messaggi in bacheca, grondanti di una tristezza, che pare non possa essere consolata. Dal canto suo don Luca, ieri, si è già recato nella sua nuova destinazione, un’altra parrocchia dell’agrigentino. Non fa commenti pubblici. Dalla curia fanno sapere che è tutto regolare: normale prassi. I trasferimenti fanno parte della vita dei preti, ci dicono, sono i cardini della loro missione apostolica. Un prete non può e non deve restare ancorato a una sol a comunità. La sua chiamata spirituale è all’evangelizzazione universale. Don Luca sembra esserne consapevole e chissà che anche i suoi parrocchiani, pian piano non sceglieranno di capire e di accettare. Al momento, però, per San Biagio Platani, questa, come sussurrano in molti, è solo una delle tante regole incomprensibili della chiesa.


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