Nizza, "non cediamo |al tranello del male" - Live Sicilia

Nizza, “non cediamo |al tranello del male”

di Emiliano Abramo, Comunità di Sant'Egidio, Catania

l'analisi
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3 min di lettura

Se la mattina del 14 luglio 1789 viene ricordata dalla storia come la “Presa della Bastiglia”, fine dell’Ancien Règim e inizio della Rivoluzione Francese, la sera del 14 luglio 2016 consegna una pagina di cronaca fatta di immagini di panico e tumulto della gente, non più quella in rivolta a Parigi ma quella terrorizzata da un camion che semina panico e morte tra le oltre 200.000 persone radunate per commemorare e osservare i celebri fuochi di artificio della città costiera. Sembrano immagini simili. Due fotografie del 14 luglio distanti nel tempo ma che mostrano un popolo agitato osservato, con mezzi differenti legati al momento storico, dal resto del mondo.

Oggi rifletto proprio sugli osservatori, gente che ha visto il camion attraversare quella strada di Nizza, magari da un marciapiede di quella città, ma anche gente che ha osservato il passaggio di quel dannato camion dal salotto di casa, sullo schermo del proprio Pc o su uno smartphone.

Ne ha fatta di strada quel camion e oggi non sembra ancora essersi fermato. La gente di tutte le città europee ha visto passare quel camion, ha avuto paura e ha provato odio per quel trentunenne franco tunisino che colpiva persone che non conosceva, non gli avevano fatto nulla. Li colpiva perché erano altro rispetto lui.

Non erano più uomini o donne, bianche o neri, erano semplicemente altro rispetto lui. Persino i bambini, spesso i più esposti alla violenza dell’uomo, non sono stati risparmiati. Pare siano morti in trenta. E’ il paradosso del male: non ti conosco, non ti ho mai visto, ma ti odio. Il male è cieco. C’è oggi forte il rischio che quel camion non abbia terminato la sua corsa. In tanti salotti, in tante città, in tante piazze anche mediatiche si vede arrivare quel camion che dispensa paura e odio, ed è sempre più vicino e spaventoso. Penso ai tanti che puntano il dito contro i migranti, che li percepiscono come minaccia. Perché cedere alla tentazione di percepirli “altro”? Perché cadere anche noi nel tranello del male? Noi siciliani possiamo scegliere di essere portatori di esperienze che vanno controtendenza, quindi hanno una loro forza perché devono risalire la corrente. E’ la corrente gelida del razzismo, della xenofobia, della modo volgare di parlare allo stomaco della gente strumentalizzando l’informazione. Ed è un’acqua che non ci piace, la troviamo putrida e paludosa, capace di far ristagnare il sogno di una società pacificata e accogliente che ancora stenta a realizzarsi. In Sicilia (e non solo, fortunatamente) abbiamo l’esperienza di città dove si afferma la costruzione della società del convivere, dove l’intelligenza del cuore ha superato la volgarità del leghismo, città sempre più credibili come risposta a questo clima di odio e contrapposizione. Infondo, grazie all’intelligenza che tanti di noi hanno mostrato ad esempio nell’ascoltare la storia di un migrante, sappiamo che chi migra è sì “altro”, ma rispetto al terrorismo anzi, spesso emigra proprio perché fugge da quell’odio cieco che altri camion da tanto tempo portano in giro per il sud del mondo. I migranti oggi piangono per Nizza come noi, capiscono almeno quanto noi la portata della tragedia, pregano e soffrono con noi. L’inclusione è la risposta al terrorismo perché non divide ma unisce, non odia ma ama, non respinge ma accoglie. La storia cerca uomini, quelli veri. Non guarda il colore della pelle, la religione ma i cuori e le menti che determinano il nostro vivere. E’ il tempo di rispondere alla violenza e al terrorismo. E’ il tempo dell’inclusione e del coraggio. “Occhio per occhio rende il mondo cieco” diceva un quel grande uomo di pace del ‘900 che fu il mahatma Ghandi, esattamente come cieca e la violenza di quel camion di Nizza che ha travolto tutti, senza guardare in faccia nessuno. Pertanto… apriamo gli occhi!


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