PALERMO – Una impugnativa alle leggi della Regione siciliana non è più una novità. Ma con l’ultimo intervento, di pochi giorni fa, Palazzo Chigi ha di fatto stoppato il tentativo di governo regionale e Ars di trasformare alcuni lavoratori “para-regionali”, una settantina in tutto, in veri e propri dirigenti di ruolo.
Il tentativo era “celato” in un articolo della cosiddetta “finanziaria-bis”: lo stralcio composto dagli articoli rimasti fuori dalla legge di stabilità. In particolare, a finire nell’impugnativa romana, è l’articolo 31. Una norma scritta in burocratese stretto, a tratti incomprensibile: “Al comma 17 dell’articolo 49 della legge regionale 7 maggio 2015, n. 9 – si legge nell’articolo censurato – dopo le parole “i dirigenti generali utilizzano l’elenco dei dirigenti privi di incarico” sono inserite le parole “e in subordine i dirigenti equiparati ai sensi dell’articolo 7 della legge regionale 10 ottobre 1994, n. 38 e dell’articolo 48 della legge regionale 10 dicembre 2001, n. 21, richiamate al comma 553 dell’articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244”.
Che significa? Lo spiega la stessa impugnativa di Roma: “Tale modifica prevede l’inserimento del personale ex Italter e Sirap nell’elenco dei dirigenti privi di incarico, a cui i dirigenti generali possono utilizzare, al fine del conferimento degli incarichi dirigenziali”. In pratica, trasformava questi lavoratori in veri e propri dirigenti generali. A loro, addirittura, avrebbe dovuto rivolgersi il dirigente generale per l’attribuzione degli incarichi a capo di aree e servizi. Ma questo personale, spiega sempre Palazzo Chigi, non è a tutti gli effetti “di ruolo” della Regione. “La regione siciliana – ricorda il governo Renzi – si è avvalsa di tale personale per la necessità di realizzazione di infrastrutture urbane ed interurbane attraverso convenzioni mediante contratti a termine”. Personale chiamato a lavoro oltre 23 anni fa, insomma. Avrebbe dovuto lavorare con un progetto “a termine”. Ma il cordone ombelicale con la Regione non si è mai reciso.
Ma la norma che ha chiamato a lavoro gli ex Italter e Sirap, “non ha sancito – ammonisce Palazzo Chigi – alcuna equiparazione giuridica del personale Italter – Sirap al personale di ruolo della Regione siciliana, ma si è limitato a prevedere che il trattamento economico della prima categoria, determinato secondo il contratto collettivo nazionale degli edili, non potesse essere superiore a quello del personale della Regione, con pari anzianità e qualifica, limitandosi dunque ad un’equiparazione esclusivamente ai fini economici”. L’equiparazione con i regionali, quindi, precisa Roma, “è limitata ai meri effetti economici, escludendo rigorosamente la possibilità di applicare ai lavoratori in questione quei meccanismi di inquadramento e di sviluppo di carriera che presuppongono l’appartenenza ai ruoli regionali”.
Insomma, quei lavoratori non possono diventare “dirigenti regionali”, anche per l’assenza di alcuna operazione selettiva. Insomma, no ai dirigenti senza concorso. Roma alza la paletta contro gli abusi della Sicilia. Ma non è la prima volta.