Nomine dei manager a Catania |Crocetta tira dritto - Live Sicilia

Nomine dei manager a Catania |Crocetta tira dritto

Il governatore non intende tornare sulle sue decisioni dopo la circolare del ministro Madia. Audizione in commissione all'Ars

PALERMO – Il presidente Crocetta non ha intenzione di fare un passo indietro nella vicenda delle nomine dei manager della Sanità di Catania. Perché un passo indietro, a suo dire, lo ha già fatto con la revoca di Cantaro e Pellicanò e non ha intenzione adesso di tornare sulle proprie decisioni perché è arrivata la circolare del ministro per la Funzione pubblica Marianna Madia. Lo ha detto chiaro e tondo oggi nella seduta comune delle Commissioni Affari istituzionali e Sanità dell’Ars.

“Di cosa veniamo accusati? Di voler rispettare una legge? La politica farebbe bene a restare fuori dalle vicende amministrative e restare sulla propria funzione legislativa”, ammonisce il governatore siciliano, che addirittura annuncia di stare pensando a un ricorso contro il documento del Ministero.

La vicenda è quella molto complessa delle nomine dei due manager dell’azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Vittorio Emanuele e dell’Azienda ospedaliera per l’emergenza Cannizzaro. Il 24 giugno scorso la Regione nominò, rispettivamente, Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò per le due cariche. Ma il giorno dopo il governo Renzi, con un decreto, vieta le nomine nella pubblica amministrazione di personale in pensione. Dopo aver sentito il parere dell’Avvocatura dello Stato, Crocetta decide, in autotutela, di revocare quelle nomine e di sostituire i due manager con Gianpiero Bonaccorsi al Policlinico etneo e Francesco Garufi al Cannizzaro.

Il rapporto tra manager e pubblica amministrazione è di natura fiduciaria – spiega Crocetta – quindi il governo regionale poteva revocarle in qualsiasi momento. Anche perché ancora le nomine non erano state formalizzate con un contratto. Contratti che sarebbero dunque stati firmati in presenza di un divieto del governo nazionale di conferire incarichi a dei pensionati”. Ma la circolare della Madia spiegava appunto che “la data alla quale occorre fare riferimento, ai fini dell’applicazione del divieto è quella della nomina o del conferimento dell’incarico, quindi dell’atto con il quale l’autorità titolare del relativo potere vi ha proceduto”. Si profila quindi un contenzioso interpretativo tra governo regionale e nazionale, con Crocetta intenzionato ad andare dritto per la sua strada, confortato dai pareri dell’Avvocatura dello Stato.

Il presidente della Regione sa però che potrebbero non esserci i presupposti per un ricorso: la circolare della Madia, infatti, specifica soltanto che le nomine del 24 giugno sono valide ma non prescrive una condotta da seguire per il governo regionale, che quindi, secondo il governatore, è libera di scegliere autonomamente se proseguire con la revoca dell’incarico o ritornare sui propri passi.

La posizione del governatore Crocetta in Commissione è stata contestata da alcuni deputati dell’opposizione, come Gino Joppolo (Lista Musumeci) e Bernadette Grasso (Gs-Pid), che vorrebbero mantenere la nomina di Cantaro e Pellicanò, soprattutto dopo la circolare del ministro che le ha avallate come valide. Dello stesso parere anche l’assessore alla Salute, Lucia Borsellino, che al termine dei lavori ha parlato con il presidente della Regione manifestando la sua posizione. Crocetta però ha deciso di andare avanti della sua strada. E secondo indiscrezioni di Palazzo Crocetta avrebbe messo una pietra sopra i due manager perché – avrebbe detto nei corridoi di Palazzo dei Normanni – “non ci si può fidare di chi ha chiesto l’intervento della politica nazionale contro una decisione del governo regionale”

 

“Il rapporto tra aziende sanitarie e manager è di natura privata e non dà luogo quindi ad alcun interesse soggettivo che possa essere violato. Potevamo ritirare la nomina anche soltanto perché avevamo cambiato idea. Il conferimento di incarichi in presenza di un divieto normativo può anche far configurare una violazione penale, un reato di abuso di potere. E ad essere responsabile poi è la Regione”.

 


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