I tagli ai servizi e il sovraffollamento nella pubblica amministrazione. La liquidazione della Fiera e lo scarso impegno per l’assegnazione dei fondi europei. Parte da qui Marianna Caronia, parlamentare regionale e neonominata vicesindaco di Palermo. “Un compito gravosissimo” dice. E gli ostacoli si presentano già dalla nomina, forse illegittima.
Onorevole, l’associazione Muovi Palermo ha presentato venerdì sorso un documento al Comune. Secondo una sentenza della Corte Costituzionale, la carica di assessore o sindaco e quella di parlamentare regionale sarebbero incompatibili. Lo sapeva?
“Sono già venuta a conoscenza di questo fatto attraverso la stampa. In questi giorni mi sono consultata con molti miei colleghi parlamentari che si trovano nella mia stessa situazione, come l’onorevole Panepinto che è anche sindaco o gli onorevoli Federico e Vitrano”.
Il fatto che sia una pratica diffusa però non è una giustificazione.
“Per quanto riguarda questa sentenza io mi sto documentando con i miei legali per verificare con precisione questa incompatibilità. Da quello che apprendo dai miei colleghi non è una sentenza semplice. È piuttosto complicato applicarla, non è così ovvio come sembra”.
Quale carica lascerebbe in caso di incompatibilità?
“Se fosse accertata lascerei il Comune. Al Parlamento sono stata eletta, al Comune nominata. Mi sembra molto più corretto restare alla Regione”.
Com’è stato questo inizio di mandato da vicesindaco?
“È un incarico gravosissimo. Per la situazione economica, per quella occupazionale, e per l’erogazione dei servizi in questa città”.
Pensa che Cammarata sia un capro espiatorio o qualche colpa ce l’ha pure lui?
“Io sono il vicesindaco di chi ha governato la città negli ultimi dieci anni. Ma dare a lui tutte le colpe potrebbe essere troppo anche per il suo più acerrimo nemico”.
Di chi sono allora le responsabilità?
“Intanto i minori trasferimenti che arrivano al Comune dallo Stato e dalla Regione. E poi l’enorme quantità di dipendenti della pubblica amministrazione. È ingiusto licenziare chi da vent’anni lavora per l’amministrazione, la loro stabilizzazione la reputo infatti sacrosanta. Ma di fatto il bilancio del Comune è ingessato. E poi la politica regionale non guarda certo di buon occhio questa città”.
Si?
“Sulla Fiera da due anni un gruppo di esperti stava studiando come recuperarla. Ma ogni proposta è stata traghettata. Adesso si passa alla liquidazione di un ente che poteva costituire il volano dello sviluppo. Anche le scelte di chi mi ha preceduto non le condivido a fondo”.
Cosa non ha fatto l’ex vicesindaco Scoma secondo lei?
“Intanto non ha dato maggiori incentivi alle imprese. I giovani prima puntavano all’ingresso nella pubblica aministrazione. Adesso anche qui hanno perso la speranza. È mancato un sostegno adeguato alla cultura dell’impresa, nonché un’adeguata partecipazione ai bandi per l’assegnazione dei fondi europei. Avremmo affrontato i tagli in maniera decisamente diversa”.