Non è un Paese per cespugli |Il "centro" vive solo nel Palazzo - Live Sicilia

Non è un Paese per cespugli |Il “centro” vive solo nel Palazzo

Gli alleati junior di Renzi vivacchiano in Sicilia, spariscono altrove. E anche a sinistra le scissioni non pagano.

Dopo le amministrative
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PALERMO – Non è più un Paese per cespugli. Le scissioni non pagano, questo racconta l’esito delle ultime amministrative. Che hanno visto raccogliere briciole ai “piccoli” che si sono sganciati dai partiti di provenienza. Azzerato o quasi il fantomatico centro, con il partito governativo di Angelino Alfano, traboccante di ministri, sottosegretari, deputati e senatori, che si scopre senza voti,. Secondo la stampa nazionale, le liste di Ncd-Area popolare viaggiano intorno all’1 per cento. E se in Sicilia Udc e Ncd battono qualche colpo qua e là, questo non basta a rilanciare l’ambizioso progetto neocentrista.

Flop nazionale

Tre ministri (quattro con l’Udc), una decina di sottosegretari e decine di parlamentari nazionali (eletti nel Pdl) non sono bastati a Ncd alle urne. Gli alfaniani hanno raccolto briciole. Con risultati qua e là imbarazzanti. Come quello di Maurizio Lupi, già potente ministro ciellino, che a Milano s’è candidato in consiglio da portatore d’acqua raccogliendo 1.500 voti senza nemmeno essere eletto. Clamoroso anche il flop della lista “Roma Popolare”, ferma a un 1,29 per cento di mastelliana memoria. La “smania scissionista”, come l’ha definita La Stampa, non paga. Il copione è lo stesso dei Fini o dei Follini, e si chiude con percentuali da prefisso telefonico. E anche a sinistra del Pd ci sono stati risultati tutt’altro che entusiasmanti per gli “scissionisti”. Il bagno di sangue però è al centro. E ha coinvolto anche i verdiniani. A Roma e Napoli le liste portate in dote a Renzi dall’alleato più discusso sono rimaste tra l’1 e il 2 per cento, mentre è difficile quantificare i voti persi dal Pd per la suddetta alleanza.

Rifondazione centrista

Eppure, gli appelli alla Rifondazione centrista si sono subito concretizzati. Saverio Romano, già Udc, poi fondatore del Cantiere popolare, transitato in Forza Italia per poi approdare ad Ala di Verdini, predica una ricomposizione dei gruppi parlamentari centristi, rivolgendosi agli alfaniani e a Scelta Civica, che risponde presente. “Rilevo l’estinzione della proposta politica di aerea centrista nei suoi diversi ambiti, e la scelta degli elettori che si sono ben guardati di votarla, proprio perché inesistente”, dice Romano che propone di “mettersi tutti insieme”. Ma deputati e senatori, nominati ed eletti altrove, non si traducono in voti, come conferma questa tornata elettorale.

Partito nuovo, problemi vecchi

In Sicilia Ncd e Udc qualche voto riescono ancora a raggranellarlo. Anche se il simbolo di Alfano non s’è proprio visto, le liste d’area hanno ottenuto qualche discreto risultato rivendicato dal coordinatore Giuseppe Castiglione. Così come l’Udc ha racimolato cifre dignitose in alcuni comuni. Oggi l’ex segretario Udc, il partito è stato di fresco commissariato da Roma, Gianluca Miccichè ha spinto per arrivare al “compimento al percorso di Area Popolare”. L’idea è quella di battezzare il nuovo partito quest’estate. Ci dovrebbero esser dentro gli alfaniani che non si smarcheranno, i casiniani dell’Udc (Cesa e i suoi ormai sembra guardino verso il centrodestra) e il movimento del sindaco di Verona Flavio Tosi. Poca roba a guardare i voti di domenica scorsa. La speranza è quella di convincere Renzi, indebolito dal voto, a cambiare la legge elettorale perché siano premiate le coalizioni e non i partiti, lasciando spazio a un centrino alleato del Pd. Un azzardo, che passa dalla volontà di Renzi di accontentare gli alleati. E fin qui tutto lascia pensare che il premier abbia altri piani, cioè quello di recuperare da sé il voto moderato senza delegare il compito ad altri come teorizzava all’epoca Massimo D’Alema. L’altra prospettiva per i “piccoli” centristi è il ritorno all’abbraccio con Forza Italia, già sperimentato in alcuni Comuni in queste amministrative. In quello che non è (più) un Paese per cespugli.


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