“Non ho accettato di supplicare né di inginocchiarmi davanti a Fintecna chiedendo di firmare subito l’accordo, come hanno fatto gli altri soci” di Mediterranea Holding “il giorno dopo” aver chiesto lo slittamento della sottoscrizione. Alexandros Tomasos, l’amministratore delegato di Mediterranea (in cui ha il 30,5%), la cordata guidata dalla Regione Siciliana (37%) che intendeva acquisire Tirrenia, spiega in una conversazione con l’ANSA, che quella marcia indietro “é stata fatta senza neanche avere la certezza che si sarebbe raggiunto un accordo con le banche” creditrici di Tirrenia per 520 milioni di euro. “E se si fosse firmato con Fintecna e non si fosse trovato l’accordo con le banche?”, osserva l’armatore alla guida della compagnia di navigazione TTTlines. “Ho detto ai miei soci che non ce l’ha prescritto il medico di comprare Tirrenia, per me non è una missione, al contrario di qualcun altro che forse ha bisogno di un’ancora di salvataggio e ragiona da avventuriero”. In Mediterranea, Tomasos parla di “rottura, con me e Coccia (l’ex presidente di Confitarma che ha il 3% nella cordata, ndr) da un lato e il presidente Salvatore Lauro (18,5%) e gli altri soci di minoranza (Isolemar, famiglia Busi-Ferruzzi, ndr) dall’altra, con la Regione alla finestra”. Ora che Tirrenia è in amministrazione straordinaria, i soci di Mediterranea hanno assicurato l’impegno a evitarne lo smembramento ma “é un impegno che non vuol dire niente, perché il commissario può fare quello che vuole a seconda dell’indirizzo che dà il governo. La volontà è vendere Tirrenia negoziando direttamente con i singoli come per Alitalia. Lo spezzatino è allettante per gli armatori più solidi perché possono acquistare questa o quella quella linea, piuttosto che Tirrenia con Siremar, che non interessa a nessuno, perché ha meno appeal” dice Tomasos. Nel ribadire lo sconcerto per “tutta questa situazione provocata da un lato da Fintecna, che ci ha delegittimati, trattati male, e dall’altro dai miei soci”, Tomasos si chiede “quale sia stato il premio da mettere in bacheca che li ha spinti a fare marcia indietro e a chiedere a Fintecna di firmare. C’é stata una corsa disperata per avere prima Tirrenia senza l’accordo con le banche. Forse pensavano che i 520 milioni li avrei pagati io, ma non li ho”. Così, Tomasos spiega che dopo aver detto no alla firma dell’accordo con Fintecna, “il fronte dei soci che era compatto si è diviso, peraltro già nei mesi scorsi c’erano state frizioni”. Secondo Tomasos, Lauro “continua a intraprendere iniziative per suo conto senza alcuna autorizzazione del consiglio di gestione né d’accordo con l’amministratore delegato con cui da tre settimane ha poteri congiunti. L’intenzione dei soci, una volta acquisita Tirrenia, era di conferirgli solo la presidenza onoraria. Nessuno nella cordata si riconosce nella presidenza di Lauro” afferma. Il piano di Mediterranea per Tirrenia “era da armatori puri, con il taglio di spese superflue ed eccessive si sarebbero risparmiati 10 milioni in un anno e con contributi per 12 anni sarebbe tornata all’utile in 5 anni mantenendo gli attuali livelli occupazionali e con prepensionamenti”.
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