Prosegue la protesta dei richiedenti asilo ospitati nel Cara di Salinagrande, a Trapani. Per il secondo giorno consecutivo, una trentina di extracomunitari ha manifestato pacificamente davanti ai cancelli della struttura. Alla base del malcontento degli immigrati, il mancato riconoscimento dello status di rifugiati da parte della Commissione territoriale deputata al rilascio dei permessi di soggiorno. Negli ultimi giorni ci sono stati, infatti, 50 dinieghi su 260 richieste presentate dagli ospiti di Salinagrande.
Stamani i rifugiati sono tornati a far sentire la propria voce con striscioni e percussioni. Hanno anche collocato dei cassonetti lungo la strada che conduce al centro di accoglienza, senza tuttavia ostruire mai il passaggio delle auto. Non è mancato, però, qualche segnale di nervosismo da parte di un abitante della zona che si trovava a passare di lì, diverbio comunque sedato sul nascere. “Non vogliamo violenza, vogliamo democrazia, trasparenza e un documento”, hanno scritto i contestatori su un cartellone esibito in strada.
Gli immigrati in agitazione, nativi di Nigeria, Burkina Faso, Guinea Bissau, Ghana, Tunisia, Costa d’Avorio chiedono il riconoscimento dell’asilo politico o, in alternativa, il rimpatrio non nei loro Paesi d’origine, bensì in Libia dove tutti avevano trovato rifugio e lavoro prima di fuggire in Italia per via della guerra. A fine mattinata è giunto un dirigente della Digos di Trapani che ha ascoltato a lungo le ragioni degli extracomunitari in agitazione. E’ possibile che nei prossimi giorni si attivi una mediazione con il presidente della Commissione territoriale per esaminare meglio la posizione di quanti hanno ricevuto il diniego.