"Non si può parlare di singoli episodi,|la questione morale è ormai sistematica" - Live Sicilia

“Non si può parlare di singoli episodi,|la questione morale è ormai sistematica”

fabio granata
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(R.I.) La questione morale è stata una delle cause scatenanti della rottura fra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, che ha portato alla nascita di Futuro e Libertà per l’Italia. Fabio Granata, finiano di ferro fra i fondatori del nuovo movimento politico, ma anche vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, ravvisa una sistematicità negli scandali giudiziari che stanno travolgendo la politica italiana. Un’emergenza morale che, secondo l’ex assessore regionale, non risparmia neppure Palazzo dei Normanni.

Onorevole Granata, la politica italiana è investita da una nuova questione morale?
“Io penso di sì. Si tratta di una dinamica che non ha più le caratteristiche dell’episodicità, ma ha assunto ormai quelle della sistematicità. È necessario che i partiti avviino una approfondita e attenta riflessione sull’immagine della politica e sul modo di rilanciarla. Il rischio, infatti, è che l’opinione pubblica faccia di tutta l’erba un fascio”.

Ravvisa analogie o differenze rispetto a Tangentopoli?
“Non è lo stesso contesto del ’92, ma non si può parlare di singoli fatti. Comunque una differenza c’è: vent’anni fa c’era un sistema corrotto finalizzato al finanziamento illecito dei partiti, oggi siamo in presenza di un sistema corrotto che mira a far arricchire cricche affaristiche, logge massoniche deviate o singoli. Qui c’è una visione affaristica dell’illecito che rende ancora più inaccettabile il tutto. Ma il dato sistemico non è venuto meno, molte inchieste infatti portano sempre agli stessi personaggi e ai vertici dei principali partiti. Chi lega, però, questo sistema elettorale alle vicende giudiziarie sbaglia. C’è una maggiore responsabilità dei partiti, visto che compongono le liste elettorali, ma voglio ricordare che Lima prendeva 100.000 preferenze”.

La questione morale è stata anche una delle cause della rottura con il Pdl…
“Non l’unica, ma soprattutto quella. Il deferimento ai probiviri avvenne il giorno dopo la visita a Palermo del 19 luglio scorso, quando con Fini ribadimmo concetti chiari su Mangano e le stragi del ’92. Vi fu una feroce polemica fra me, Gianni Alemanno e Alfredo Mantovano, come tutti ricordano, anche sull’attendibilità di Spatuzza. Il dato principale è che non si può pensare di fare il partito degli onesti lasciando Nicola Cosentino alla guida del partito in Campania, o di fare con lui la lotta al problema rifiuti quando è indagato per reati legati proprio ai rifiuti. O di mantenere come coordinatore Denis Verdini che è indagato nell’inchiesta sulla P4”.

Fli, al momento, non è stata toccata da indagini giudiziarie…
“Noi siamo l’unico partito presente in Parlamento che non ha inquisiti al suo interno, ma ciò non toglie che essendo un partito che sta nascendo e si va radicando con i congressi e il tesseramento siamo particolarmente attenti. Insieme all’Idv siamo gli unici a far sottoscrivere un codice etico, in cui si dichiara di non avere non solo condanne ma anche procedimenti pendenti, e poi facciamo anche un controllo al casellario giudiziario. E questo non solo per i candidati, ma anche per i semplici iscritti. Come commissione antimafia, poi, con il presidente Pisanu abbiamo fatto un protocollo di legalità per le ultime regionali sottoscritto dai partiti, ma nonostante questo oltre 40 soggetti che avevano problemi con la giustizia sono stati candidati e poi eletti. I partiti hanno preferito i voti alla legalità, è una questione trasversale. Risulta maggiormente colpito il centrodestra ma solo perché è al potere, non per motivi ideologici”.

Al posto di Alfonso Papa o Alberto Tedesco si sarebbe dimesso?
“Sì, o almeno avrei chiesto come ha fatto Tedesco di autorizzare l’arresto. Anziché chiedere un passo indietro alla magistratura, la politica dovrebbe fare due passi in avanti: non candidare persone che hanno problemi con la giustizia e dimettersi in presenza di accuse particolarmente gravi”.

La questione morale coinvolge però anche l’Ars. Pensa che sia un problema generalizzato, che magari travalica i confini della politica?
“Non mi sembra che all’Ars oggi ci sia il grande respiro politico del passato, quando c’erano personalità di un certo spessore. In più, queste vicende giudiziarie rendono Palazzo Reale non immune dalla questione morale che investe la politica e in generale società italiana. Il tema vero è il rapporto dell’uomo con il potere e il denaro, rapporto che per chi fa politica è più evidente ma la caduta di valori è generalizzata”.


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