Sono passati nove anni da quel doloroso 10 gennaio del 2015, dalla morte di Francesco Foresta che di questo giornale è stato fondatore e visionario conducente in tempi non sospetti. Con un mix di curiosità e nostalgia, ho fatto un salto indietro nel tempo, per rileggere ora – tanti anni dopo – alcuni dei suoi dissacranti articoli che rappresentarono una svolta nel linguaggio giornalistico e che al tempo stesso furono benzina nel motore di un giornale digitale come LiveSicilia che fu (ed è ancora) un punto di riferimento per l’informazione siciliana e non solo.
La ricerca è partita proprio da quella lettera, scritta di suo pugno poco prima di morire, letta al suo funerale e pubblicata dal suo giornale. “Cari ragazzi, come va?” E poi, di seguito, tutta una immaginifica e soprattutto ironica rappresentazione del suo funerale per come se l’era immaginato e per come l’aveva voluto. Un pugno forte nello stomaco, capace – nello stesso tempo – di fare ridere, piangere e commuovere. Se avete voglia e tempo andate a rileggere alcuni dei suoi articoli per coglierne la freschezza e la profondità, la correttezza e l’originalità.
Francesco era così, instancabile nel lavoro, “illuminato” dalla capacità di vedere il futuro in modo più nitido degli altri, insofferente a qualunque forma di guinzaglio e talvolta anche coraggioso e spregiudicato nelle scelte. Alla classe politica non ha mai fatto sconti, le notizie erano la sua stella polare (anche quelle sconvenienti) ed era un maestro quando c’era da sdrammatizzare situazioni di grande tensione. Impossibile non volergli bene, anche quando ti faceva arrabbiare.
L’ho molto ammirato nella sua difficile scelta di lasciare il comodo “rifugio” del Giornale di Sicilia per imbarcarsi in un’avventura imprenditoriale e giornalistica tutt’altro che semplice: ha avuto ragione, così come è stato bravo a forgiare una squadra redazionale di cui è stato orgoglioso fino all’ultimo e che in gran parte – ancora oggi – rappresenta la colonna portante del giornale. Ancora oggi, quando si parla di lui, si fa fatica a trattenere i “lucciconi”. Ancora oggi tutto qui dentro parla di lui. Ci mancano la sua classe e la sua visione ma il suo spirito è ancora più che mai vivo.
La foto che ho scelto per quest’articolo è la stessa di nove anni fa, poco formale e molto sorridente. Una foto che lo rappresenta. Oggi pomeriggio, alle 18.00 nella chiesa di San Pietro e Paolo in via Bentivegna, verrà celebrata una messa in suo ricordo.