PALERMO – Sarebbero stati altri due i ragazzini adescati da Aldo Nuvola, il sacerdote della chiesa Regina Pacis finito in manette a luglio. La sua situazione, resa già pesante dalle accuse di induzione alla prostituzione ed atti sessuali con minori, quindi, diventa più complicata.
Ai tre minorenni individuati dagli investigatori nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto del prete, si aggiungerebbero così altri due giovani che avrebbero avuto rapporti sessuali con Nuvola.
Rapporti a pagamento, come hanno già dimostrato le intercettazioni che hanno incastrato il sacerdote, subito dopo sospeso “a divinis”. Nuvola, alla notizia della sospensione arrivata dopo il suo arresto e di fronte alla consapevolezza di non poter più celebrare messa e confessare i fedeli, si era definito “disperato e pentito” dalla sua cella dell’Ucciardone.
Le nuove accuse saranno contestate al prete, domani dal pm Calogero Ferrara: l’interrogatorio si svolgerà in carcere che andrà ad interrogarlo in carcere. Le relazioni e il sesso a pagamento con alcuni minorenni, sono venuti a galla durante le indagini sull’omicidio dell’imprenditore Massimo Pandolfo, ucciso il 24 aprile scorso al Teatro del Sole, nella zona di Acqua dei Corsari. Il giorno del delitto, sarebbero state due le telefonate intercettate dagli investigatori, tra il ragazzino e don Nuvola.
La prima conversazione tra i due avvenne la mattina dell’omicidio delitto, alle 11: “L’ho contattato se mi prestava dei soldi che dovevo fare la spesa – ha raccontato il ragazzo ai pm -. lo avevo contattato e lui mi aveva detto ‘no soldi non ne ho, ci vediamo domani’”.
Si erano conosciuti “alla stazione che c’era la cappella là dentro la stazione dove c’è la biglietteria, non c’è la cappella qua? Lui faceva la messa qua e l’avevo conosciuto là… con me no con me non ha fatto mai niente, non me ne ha parlato mai di queste cose lui a me proprio”. Ventotto minuti dopo la mezzanotte, però, i due si risentirono quando, dice il giovane, “Pandolfo ancora non aveva arrivato”.
A questo punto i magistrati chiesero al giovane il motivo della telefonata notturna. Quest’ultimo rispose che gli serviva del denaro per fare la spesa l’indomani, fino alla confessione dei rapporti sessuali col prete, che negò invece di avere parlato al telefono col minore, quella notte.