Non siamo “agitati”. Prendiamo nettamente le distanze dalle dichiarazioni rese dal segretario provinciale dell’USB Lavoro Privato, Corrado Tabbita Siena. Ricordiamo che questa sigla rappresenta una trentina di dipendenti sugli oltre quattrocento, tra sanità e formazione professionale, in forza all’Oda. Sentiamo, invece, di rassicurare l’opinione pubblica tutta, soprattutto i 1.500 assistiti e le loro famiglie: siamo saldamente al nostro posto, facendo quello che facciamo ogni giorno, ossia lavorare. Con lo spirito di servizio e l’abnegazione di sempre, senza lanciare sos a destra e a manca e ingenerare inutili e strumentali allarmismi, che arrecano gravi danni alla credibilità di un ente che fa di tutto, quotidianamente, per continuare a esistere.
Sappiamo bene, infatti, con quanta fatica l’Oda sia riuscita in questi anni di commissariamento, nonostante gli attacchi dei suoi indefessi detrattori, non solo a sopravvivere a una istanza di fallimento, ma anche a ricostruirsi una credibilità, a riposizionarsi sul territorio, a ridurre un debito spaventoso, a riguadagnare la stima e la fiducia dei suoi interlocutori, istituzionali e non, e a ricucire i rapporti con i suoi creditori. Nessun utente è stato lasciato indietro e nessun dipendente ha perso il posto di lavoro. Tutto questo in una città disastrata come Catania, con gli enti del Terzo Settore al collasso. Come se non bastasse, ad aggravare il quadro, nel frattempo, ci si è messa anche la pandemia. E i primi a farne le spese sono proprio i cittadini che vivono una condizione di disagio, per i quali, in massima parte, realtà come l’Oda, sono un presidio irrinunciabile di solidarietà, cura, sostegno e attenzione concreta. Parliamo di valori, civici e, nel caso della Fondazione, anche cristiani. Gli stessi di cui noi lavoratori dell’Ente siamo portatori, avendo chiaro il privilegio che scaturisce dal servire, ogni giorno, il prossimo in difficoltà. Il nostro lavoro è traduzione concreta di tale patrimonio valoriale. Tutto questo, se proprio non si riesce a considerarlo nella sua “valoriale” connotazione, significa, ben più prosaicamente, mantenimento dei livelli occupazionali e prosecuzione dell’attività a beneficio degli utenti. Senza la Fondazione, non esistono neanche gli stipendi. Pensiamo sia lapalissiano.
Ci siamo anche noi, sotto questo cielo. Non lavoriamo in un altro ente. Siamo lavoratori al pari degli altri. E tutti i dipendenti dell’Oda, indistintamente, attendono il pagamento delle mensilità arretrate. Nella fattispecie, si tratta, però, di ritardi non imputabili alla Fondazione, come ben sanno anche i sindacati. Pertanto, cui prodest? Noi continueremo a fare il nostro dovere, lavorando, senza isterismi e senza “agitarci” contro noi stessi, bensì con un senso di responsabilità e di appartenenza che ha pochi eguali.