Omicidio al Goa, il papà di Aldo | "L'imputato non dice tutta la verità" - Live Sicilia

Omicidio al Goa, il papà di Aldo | “L’imputato non dice tutta la verità”

Aldo Naro, il giovane medico ucciso al Goa, in una foto scattata il giorno della sua laurea

Dopo il via al processo al 17enne reo confesso di avere sferrato il calcio mortale ad Aldo Naro, parla il papà del giovane medico di San Cataldo vittima della folle notte al Goa. "Ciò che racconta l'imputato non convince, sta proteggendo qualcuno. Il perdono? Solo di fronte al pentimento".

PALERMO – “Il perdono ha senso soltanto se si è di fronte a una persona che si pente di quello che ha fatto, che riconosce di avere sbagliato, che aiuta la giustizia”. Sono parole amare e di immenso dolore quelle di Rosario Naro, papà di Aldo, il ragazzo ucciso alla discoteca Goa dello Zen a febbraio. A distanza di poche ore dall’inizio del processo che vede imputato il diciassettenne reo confesso di avere sferrato il calcio mortale, i genitori del giovane medico di San Cataldo parlano di un dolore che cresce ogni giorno di più: gli elementi che vengono fuori dalle indagini li colpiscono al cuore. Un cuore già provato da ciò che un padre e una madre non dovrebbero mai vivere. “Si tratta di un aggravamento della nostra situazione psicologica – dice Naro -, non è semplice convivere con le incertezze provocate da chi non mette la magistratura in condizioni di lavorare bene”.

La mamma di Aldo, Anna Maria Ferrara, ha già detto ieri che non perdona il presunto assassino di suo figlio. “Non dice tutta la verità, copre qualcuno”, ha dichiarato. E dello stesso parere è il marito, colonnello dei carabinieri che pochi giorni dopo la morte del figlio aveva chiesto all’assassino – in quel periodo ancora ricercato – di costituirsi, invitandolo a chiedere un perdono che loro, con un gesto di estrema umanità, erano pronti a concedergli.

A distanza di cinque mesi quei sentimenti sono stati travolti da uno strazio continuamente alimentato dalla ricerca di una verità che, secondo Rosario Naro, deve ancora emergere su molti fronti. “Io e mia moglie abbiamo la sensazione che questo ragazzo stia proteggendo qualcuno. Troppe incoerenze, poca trasparenza. Ma soprattutto nessun segno di pentimento per quello che ha confessato di aver fatto. Ha strappato dalle nostre vite Aldo, ci costringe ogni giorno a convivere con l’amarezza e con il dolore più atroce, ma è come se non si fosse reso conto. Come si può praticare il perdono? Di certo non così”.

Una quotidianità fatta di ricordi, lacrime e voglia di giustizia, quella dei genitori di Aldo. Una vita che si muove adesso nell’ottica di sapere tutto quello che è successo quella notte. La musica, i coriandoli, le risate con gli amici e con i colleghi. Doveva soltanto essere una festa di Carnevale. Poi il putiferio nel locale e quel calcio fatale. “In quei giorni eravamo frastornati – prosegue Rosario Naro – confusi, stravolti da quello che è successo a nostro figlio. Oggi ci rendiamo conto che dietro all’omicidio di Aldo potrebbe esserci altro rispetto a ciò che questo ragazzo racconta. Non ha mai convinto nessuno, né gli inquirenti, né noi. Non si pente, probabilmente non è consapevole di ciò che fa. Un atteggiamento poco coerente, mai smentito da qualche gesto o dichiarazione chiarificatrice. Non c’è nulla di lineare in tutto questo e la mancata concessione della messa alla prova da parte del giudice minorile ne è una prova. La nostra sofferenza, insomma, non può che aumentare. Ci auguriamo soltanto – conclude Rosario Naro – che venga fatta chiarezza. Forse adesso è prematuro pretenderla, ma di sicuro l’unico modo per dare giustizia al nostro adorato Aldo, è quello di trovare la verità”.


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