L'omicidio di Aldo e i dubbi del Gip | "Possibile stia coprendo qualcuno" - Live Sicilia

L’omicidio di Aldo e i dubbi del Gip | “Possibile stia coprendo qualcuno”

Aldo Naro, il giovane morto in discoteca

Il giudice per le indagini preliminari convalida il fermo del 17enne dello Zen con l'accusa di "omicidio volontario aggravato dai futili motivi" e assegna ai carabinieri un mese di tempo per indagare sui dubbi emersi durante la sua confessione. Ecco i tre punti oscuri sulla morte del giovane in discoteca.

PALERMO - LE INDAGINI
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PALERMO – C’è il forte sospetto che Andrea stia coprendo qualcuno. Il giudice per le indagini preliminari Federico Cimò assegna un mese di tempo ai carabinieri per chiarire questo e altri dubbi sulla tragica notte del Goa. È lo stesso Gip che ha convalidato il fermo del diciassettenne reso confesso di avere ucciso Aldo Naro con un calcio alla tempia. Omicidio aggravato dai futili motivi: è pesantissima l’accusa contestata nella misura cautelare. Una misura “a tempo”, strettamente legata al mese di ulteriori indagini.

La decisione del Gip del Tribunale per i minorenni pesa come un macigno sul giovane richiuso da martedì scorso nel carcere minorile di Palermo. Si parte dell’accusa di omicidio e dalla confessione di quel maledetto calcio sferrato con una violenza tale da provocare una lesione riscontrata sul piede del ragazzo. Aldo è stato colpito quando ormai era lontano dal privè, dove Andrea ha detto di essere intervenuto per sedare una rissa. Sarebbe stato colpito pure lui e avrebbe reagito. Quei pochi metri che separano l’area riservata dal punto in cui Aldo è stato ucciso sono la distanza che, secondo la valutazione del Gip, fa qualificare l’accusa non in rissa ma in omicidio.

E poi ci sono i dubbi sulla possibile volontà del giovane di coprire qualcuno, non raccontando tutta la verità. I punti fondamentali sono tre: Andrea ha dichiarato di essere arrivato e poi andato via dal Goa da solo, eppure alcuni testimoni dicono che fosse in compagnia; ha detto che si è disfatto dei vestiti che indossava quella sera – giubbotto nero, scarpe da tennis e felpa grigia con cappuccio -: “Li ho buttati perché erano vecchi e malandati. Li ho buttati in un cassonetto ma non voglio dire quale”. Perché tutto questo mistero?; il giorno in cui i carabinieri erano andati a cercarlo, Andrea non era in casa. Dove si era nascosto? “Non sono andato a stare da nessuno zio, perché volete sapere chi sono i miei zii?”, ha risposto ai pm Caterina Bartolozzi e Maria Grazia Puliatti.

La sua testimonianza, il modo con cui ha risposto alle domande ha alimentato i sospetti dei carabinieri del Nucleo investigativo e del Reparto operativo. Sta coprendo qualcuno? Un interrogativo su cui il legale dell’indagato, l’avvocato Maurizio Di Marco, taglia corto: “Non copre nessuno, a meno che non si voglia ipotizzare che siamo di fronte ad un attore. Semmai, ci chiediamo come mai sia l’unico indagato visto che altri amici della vittima avrebbero partecipato alla rissa”.

In realtà si tratta di uno dei fronti investigativi aperti. Due ragazzi dello Zen sarebbero già stati identificati come partecipanti alla rissa che, per sua stessa natura, si caratterizza per la contrapposizione fra due gruppi. Ecco perché il caso è tutt’altro che chiuso. Nel frattempo Andrea resta in carcere. Secondo il giudice, sussistono il pericolo di fuga (per due giorni è stato capace di fare perdere le sue tracce) e il rischio di reiterazione del reato che scaturisce dalla “violenza con cui è stato commesso”.

 


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