Omicidio Di Mauro, al via l’appello |Ucciso dallo zio con colpo di pistola - Live Sicilia

Omicidio Di Mauro, al via l’appello |Ucciso dallo zio con colpo di pistola

Il 55enne Alfio Lo Giudice è accusato di aver ucciso il nipote con un colpo di pistola dopo l’ennesima discussione. Due anni fa l’omicidio sconvolse Linguaglossa.

CATANIA – Prima udienza stamani davanti alla Corte d’assise d’appello di Catania, presieduta da Antonio Giurato, del processo per l’omicidio volontario di Maurizio Di Mauro, ucciso a Linguaglossa nel febbraio del 2012. Unico imputato il 55enne Alfio Lo Giudice, zio della vittima, condannato in primo grado a 10 anni e 8 mesi. L’uomo, assistito dai legali Ernesto Pino e Marisa Ventura, ha sempre invocato la legittima difesa. La sera prima del delitto tra zio e nipote si sarebbe consumata una violenta lite. Non la prima. Tra i due i rapporti erano ormai logori da tempo. Secondo l’accusa si sarebbe trattato di un delitto d’impeto, scaturito da un’accesa discussione.

L’imputato, sottoposto agli arresti domiciliari, ha ottenuto recentemente un’autorizzazione a lasciare la propria abitazione per recarsi al lavoro e ha ripreso servizio alla forestale. Oggi la Corte scioglierà le riserve su una richiesta di perizia avanzata dalla difesa. Subito dopo prevista la requisitoria del sostituto procuratore generale.

LA VICENDA. E’ un unico colpo di pistola ad uccidere l’8 febbraio del 2012 il 40enne Maurizio Di Mauro. Il proiettile lo raggiunge, senza lasciargli scampo, allo zigomo sinistro. La tragedia si consuma poco dopo le 6 e 30 del mattino davanti ad una palazzina di via Dell’Abbazia, nella periferia di Linguaglossa. La vittima, pochi minuti prima dello sparo, aveva avuto l’ennesima violenta discussione con lo zio, il 55enne Alfio Lo Giudice. Quest’ultimo, prima dell’arrivo dei soccorritori, fugge a bordo della propria auto, rendendosi irreperibile per quasi otto ore.

Si presenta alle14, accompagnato dal difensore di fiducia Alfio Finocchiaro, alla Caserma dei carabinieri della Compagnia di Randazzo, dove viene sottoposto a fermo di indiziato di delitto per l’omicidio del nipote.

L’indagato racconta di essere stato aggredito, prima verbalmente e poi con una pistola, dalla vittima. Nel corso della violenta colluttazione sarebbe partito il colpo fatale. A quel punto, sotto shock per l’accaduto, si sarebbe dato alla fuga portando con sé l’arma del delitto. Alfio Lo Giudice racconta di averla gettata nella boscaglia dall’auto in corsa, non molto lontano dal luogo dell’omicidio. La pistola non verrà mai più ritrovata. Un racconto che non convince la Procura di Catania. Per l’accusa ad impugnare la pistola è proprio Alfio Lo Giudice, stanco delle continui liti con il nipote. Rapporti tesissimi, esasperati dalla vicinanza. Vittima e imputato coabitavano nello stesso complesso condominiale.

 

 


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