CATANIA – Sono le dichiarazioni dei testimoni ad aver portato al clamoroso ribaltamento, in appello, del verdetto a carico dell’ex modella romena Georgeta Colesnicenco. I giudici della Corte catanese l’hanno ritenuta colpevole dell’omicidio volontario, pur con varie attenuanti e sconti di pena, della colombiana Sandra Garcia Rios.
La vittima, 42 anni, fu ferita mortalmente con una coltellata all’addome il 3 febbraio 2021 durante una lite condominiale. Sul delitto aveva indagato la squadra mobile della Questura. Nella determinazione della condanna la Corte ha tenuto conto del rito alternativo e della semi infermità mentale riconosciuta all’imputata.
La sentenza di primo grado
In primo grado, la Colesnicenco era stata condannata a 2 anni, interamente scontati, per la riqualificazione del reato da omicidio a eccesso colposo di legittima difesa. Ma i giudici della corte d’appello, dopo aver riaperto l’istruttoria ammettendo due testimoni, basano la sentenza essenzialmente sulle loro dichiarazioni accusatorie.
Uno dei testimoni è fratello della vittima. Scrivono i giudici che non si può ravvisare nella condotta dell’imputata “gli estremi della legittima difesa reale o putativa, neppure nei termini dell’eccesso colposo siccome affermato nell’impugnata sentenza”. Per i giudici le dichiarazioni dei due testimoni, tra cui il figlio della vittima, risulterebbero “sostanzialmente coincidenti e sovrapponibili”.
La testimonianza del fratello
Uno avrebbe riferito “di avere visto chiaramente la vicina mentre prendeva un qualcosa, che poi ha capito essere un coltello, da un contenitore di rifiuti di piccole dimensioni posto vicino l’ingresso di casa, di talchè per compiere tale gesto la stessa aveva dovuto necessariamente abbassarsi in considerazione della modesta altezza del suddetto contenitore”.
L’altra avrebbe detto che “la Colesnicenco, che si trovava all’ingresso dentro la sua abitazione, si era abbassata, poi si era rialzata ed aveva agito nel modo sopra descritto provocando l’accoltellamento dell’amica”. Due dichiarazioni che consegnerebbero “la stessa dinamica dell’accaduto”.
La sentenza
In appello, la Corte ha riconosciuto una provvisionale per le parti civili costituite, il fratello, il figlio e il marito della vittima, assistiti dagli avvocati Daniele Cugno, Dario Mori e Moreno Perez.
Il ricorso in Cassazione, sotto il ministero legale dell’avvocato Pietro Ivan Maravigna, contesta in termini di legittimità il verdetto d’appello. Il legale contesta sia la sentenza d’appello che la stessa ordinanza ammissiva dei testimoni, in secondo grado.
Il ricorso della difesa
Sul verdetto, si evidenziano presunte inosservanze delle norme processuali, errate applicazioni di leggi e vari altri punti. La difesa ha messo in dubbio diversi punti delle testimonianze e soprattutto torna a sottolineare la tesi della legittima difesa.
L’avvocato Maravigna difende l’imputata dall’inizio e ha sempre sostenuto che la sua cliente si sia soltanto difesa da un’aggressione. Una tesi che in primo grado aveva retto. Ora si approderà a Roma. E si attende che i giudici di piazza Cavour fissino la data dell’udienza.