Omicidio Lupo a Favara, 50 secondi per ammazzare un uomo

Omicidio Lupo a Favara, 50 secondi per ammazzare un uomo

La polvere da sparo in auto, i fotogrammi, il movente: radiografia di un delitto

PALERMO – La polvere da sparo in macchina, i fotogrammi di una telecamera, il movente e i soldi in contanti per la fuga. Sono questi gli elementi che hanno portato al fermo di Giuseppe Barba, 66 anni, accusato dalla Procura di Agrigento di avere assassinato, dentro un bar, a Favara, Salvatore Lupo, suo ex genero, imprenditore ed ex presidente del Consiglio comunale del paese in provincia di Agrigento.

Era il pomeriggio del 15 agosto agosto, tre colpi di pistola calibro 38 raggiunsero Lupo alla testa, sulla guancia e alla spalla. Cinquanta secondi di orrore: tanto è durata l’azione dell’assassino. Il movente dell’omicidio, che viene contestato con l’aggravante dei futili motivi, sarebbe legato a questioni economiche.

Il barista

Dentro l’America Bar di via IV novembre c’erano solo la vittima e il barista. Che racconta: “Appena entrato mi ha chiesto di preparargli due vaschette di gelato. Mi sono messo chino verso il bancone per riempire le vaschette mentre lupo era davanti alla vetrina. Dopo avere terminato la prima vaschetta e mentre stavo ultimando e riempire anche la seconda ho udito degli strani rumori ma non le ho ricollegati subito dei colpi di arma da fuoco. Ho alzato la testa e mi sono accorto che Lupo era riverso per terra in una pozza di sangue. Ho sentito dei colpettini che però non ho ricollegato subito avere propri colpi di arma da fuoco”. Era chino, dunque, e non ha visto l’assassino.

Il figlio

A confermare la voce dei dissidi familiari per questioni economiche, che circolava da tempo in paese, è stato il figlio della vittima che dopo la separazione dei genitori aveva deciso di vivere con il padre. Ha parlato di “questioni di proprietà immobiliari, tutti i beni di mio padre sono stati intestati a mia madre, ma dopo la separazione lei non ha voluto riconoscere la cosa. Addirittura mio padre voleva che mia madre interessasse tutto a me, a mia sorella e non voleva nulla per sé ma lei non ne ha voluto sapere. Mio padre invece si è sempre comportato bene con lei aveva anche proposto di rimanere amici. Mio nonno invece è sempre stato invidioso di mio padre ed è anche capitato che lo insultasse e minacciasse”.

La lite precedente

Qualche tempo prima del delitto la tensione era salita alle stelle. Suocero e genero erano arrivati alle mani. Ancora il figlio della vittima ha raccontato come sarebbero andati i fatti: “Davanti all’American bar mio padre gli si avvicinava perché doveva chiedergli spiegazioni circa un documento che aveva appena ritirato dall’avvocato. Preciso che mio padre gli si era avvicinato pacificamente. Mio nonno però da subito si poneva in modo scontroso al punto che alzava le mani addosso a mio padre”. Avrebbe urlato: “… sei finito ora te la faccio vedere io” davanti a diversi testimoni. Eravamo insieme, ridevamo in serenità mio padre non aveva problemi con nessuno non aveva debiti con nessuno aveva problemi solo con mio nonno Giuseppe”.

Ai problemi con l’ex suocero ha fatto riferimento anche il fratello della vittima: “… è lui la mente che istiga la figlia”.

Sono testimonianze che si aggiungono a fatti già noti e che erano sfociati in una denuncia contro Lupo per maltrattamenti in famiglia, anche se Lupo ha sempre sostenuto di essere lui la vittima. Dopo la denuncia gli era stata tolta la pistola che deteneva legalmente.

Le immagini

I carabinieri si sono messi a caccia di immagini. La telecamera del bar non era attiva, ma quella di una strada vicina sì. Ed ha filmato il passaggio delle macchina di vittima (una Porsche Macan) e presunto assassino (una Fiat Panda) e la sosta davanti al bar. La Panda è ripartita dopo essere rimasta in sosta per 50 secondi. Sono i 50 secondi in cui è stato ucciso Lupo.

La polvere da sparo

C’era anche un’altra macchina ferma in via IV Novembre, ma solo nella Panda di Barba sono state trovate 25 particele di polvere da sparo sul sedile e sulla leva del cambio “derivanti univocamente dall’esplosione di colpi di arma da fuoco”. In casa di Barba, dentro una cassaforte sono stati trovati venti mila euro in contanti. Soldi che, secondo l’accusa, gli servivano per scappare all’estero. Temeva l’arresto, ma anche la vendetta.

I sopralluoghi

Ci sono due ultimi tasselli. Una settimana prima e tre giorni prima del delitto Barba è stato visto nei pressi dell’American bar in compagnia di Antonio Maria Bosco, pregiudicato per mafia e accusato di per avere favorito la latitanza di Francesco Barba, zio dell’odierno indagato e anch’egli con precedenti per mafia.

Sulla base di questi elementi il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e i sostituti Paola Vetro e Chiara Bisso hanno fermato Barba. Il provvedimento del passa ora sotto la valutazione del giudice per le indagini preliminari.


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