CALTAGIRONE – Stamani alle 8,30 come di consueto la signora Luisa ha raggiunto il panificio dove era solita acquistare il pane. Non sapeva nulla di ciò che ieri, attorno le 20, era accaduto. Non si da pace, descrive la famiglia e Sortino come delle persone a modo, gentili e cordiali. Il ricordo della signora Luisa prosegue: “Ero cliente da anni, spesso mi intrattenevo qualche minuto a parlare del più e del meno con moglie e marito, gente normale, lavoratori che hanno sempre dimostrato attaccamento alla famiglia e rispetto della vita. Ciò che è accaduto ieri è incomprensibile”.
La città di Caltagirone si sveglia sgomenta, la notizia ormai è di dominio pubblico. I commenti sull’accaduto sono unanimi. Ciò che sconvolge la comunità è l’agghiacciante sequenza dei fatti, ricostruiti dalla Polizia, coordinata dal dirigente Marcello Ludovico Ariosto e intervenuta sul luogo del delitto a seguito di chiamate che segnalavano una presunta sparatoria. Sembra che Gaetano Sortino in queste ultime settimane stesse vivendo una condizione psicologica complessa. I figli avevano notato un’anomala irrequietezza, specialmente nelle ultime giornate, tanto da spingere il padre a effettuare alcuni controlli medici. Pare addirittura che l’uomo avesse confidato di essere certo del fatto che qualcuno lo stesse pedinando con l’intento di arrecargli danno.
La ricostruzione dei fatti stamani è chiara nella sua drammaticità. Sortino, imbracciata l’arma legalmente dichiarata, ha scatenato la sua furia omicida sparando prima al figlio, stramazzato subito al suolo gravemente ferito, e, dopo essere sceso al piano del locale commerciale, ha rivolto l’arma contro la moglie, freddandola con un solo colpo. Una volta accertatosi della morte della moglie, ha preso le scale interne del locale che lo collegano all’appartamento di famiglia alla ricerca della figlia che, sentiti i colpi di fucile, si era nel frattempo barricata in casa con i suoi due figli più piccoli. Non potendo raggiungere la figlia, Gaetano, sceso nuovamente nel garage attiguo al locale ha rivolto contro se stesso l’arma mettendo fine all’orrore. Il figlio è attualmente ricoverato presso l’Ospedale Garibaldi di Catania dove è stato trasferito nella notte da personale dell’Ospedale Gravina di Caltagirone che ha prestato i primi soccorsi stabilizzando il paziente prima del delicato trasferimento.
Intanto, la città rimane a bocca aperta, a cominciare dal sindaco di Caltagirone, Nicola Bonanno, sconvolto per l’accaduto. “Sono incredulo e sgomento per una strage avvenuta senza un perché, che ha falcidiato una famiglia di onesti e apprezzati lavoratori e determinato nella nostra città sentimenti di profonda tristezza. Oggi Caltagirone si è svegliata duramente provata per un gravissimo fatto di sangue, di fronte al quale ciascuno di noi è chiamato a fermarsi e riflettere. Sono vicino ai superstiti di questa tragedia e ai parenti delle vittime. In queste ore il mio pensiero va, in particolare, al povero, incolpevole Giuseppe, che lotta fra la vita e la morte, con la speranza che le sue condizioni possano al più presto migliorare”.
Cordoglio e dolore esprime anche Monsignor Calogero Peri, pastore della Chiesa calatina, vicino, con l’intera comunità ecclesiale, ai familiari vittime del folle gesto. “È un fatto che ci lascia attoniti e sgomenti – afferma. Saranno le autorità e i periti a fare chiarezza sulla vicenda. Vorrei richiamare tutti, in questo momento, a stringerci in preghiera per questa famiglia devastata, per la figlia e soprattutto per il figlio, Giuseppe, le cui gravi condizioni ci preoccupano. Non possiamo sapere se questa fosse una tragedia evitabile, è certo che ogni giorno siamo tutti chiamati a custodire la nostra vita e quella di chi ci sta accanto, chiunque esso sia, nella logica del dono, della cura, dell’amore, della speranza, dell’accoglienza, dell’attenzione per evitare che le delusioni, i problemi, i silenzi sfocino in simili funesti eventi che deturpano il volto dei singoli e della comunità”.