La famiglia del sorriso è a casa | Il penultimo bacio di un figlio - Live Sicilia

La famiglia del sorriso è a casa | Il penultimo bacio di un figlio

Roberto e Rosa

La camera ardente per la famiglia Orestano. Padre, madre e figlia sono morti sulla Palermo-Mazara.

PALERMO– Luca non vorrebbe essere qui. Vorrebbe dormire altrove e sognarlo quello schianto, solo un brutto sogno, niente di più. Poi vorrebbe svegliarsi, andare in cucina, per il caffè, con le finestre spalancate, le tendine colorate e la stanza inondata dal sole. E vorrebbe ritrovare tutti coloro che ha amato.

Luca Orestano è un bravo e forte ragazzo di ventidue anni. Non sta dormendo. E’ piegato su una sediolina, attaccata al muro. Davanti a lui le bare di papà Roberto, di mamma Rosa e della sorellina Miriam, una bara bianca vegliata dalle altre due.

La ‘Chiesa del messaggio dell’ora’ è una comunità a due passi dal pronto soccorso del Policlinico. La cronaca la coinvolge perché le vittime dell’incidente sulla Palermo-Mazara – un padre, una madre e una figlia – erano fedeli e la frequentavano. Pietro Zanca, il pastore, ha annunciato su Facebook: “Comunico alla Fratellanza che venerdì 18, alle ore 10, in via Durante 19, 20, 21, si terranno i funerali dei nostri cari Roberto, Rosi e Miriam Orestano, sin dalle 8 il locale di culto sarà aperto per i visitatori quindi con la presenza delle salme. Per l’occasione vi saranno varie delegazioni di chiese, oltre i parenti, visto il Patrimonio comune di questi cari fratelli e l’Amore che è il Vincolo della Perfezione!”.

Le bare sono già qui e il cordoglio incede, spontaneo, dalle prime ore del mattino. Il feretro bianco della diciottenne Miriam al centro, alla sua sinistra Rosa, a destra Roberto. Sullo sfondo strumenti musicali e un microfono utili ai momenti di raccoglimento e di preghiera. Scritte alle pareti: “Dio ti ama”.

Alle nove, si è già radunata una piccola folla. I gesti sono dolorosi e automatici. Qualche passo sul tappeto. La mano che tocca le bare, che si stringe, come per cogliere qualcosa, che sfiora le labbra e che, infine, si scioglie in un segno della croce. Un parente si avvicina, con fermezza e garbo: “Per piacere, tra poco verrà Luca – l’altro figlio sopravvissuto è ricoverato, accompagnato da apprensione e preghiere – il ragazzo è molto stressato. Niente domande, né foto. Noi comprendiamo il vostro lavoro, voi cercate di rispettare il nostro lutto”.

Luca ha raccontato al suo pastore le fasi dell’impatto, come le ricorda lui: “Stavamo dormendo. Mio padre era alla guida. Mio fratello più piccolo era sopra le mie gambe. In un attimo è stato tutto buio. Il volo dal viadotto. Lo schianto. Ho visto mia madre e mia sorella che non respiravano più. Mio fratello e mio padre che chiedevano aiuto. Poi sono arrivati i soccorsi, ma per mio padre non c’è stato nulla da fare”.

Tutti insieme erano la famiglia del sorriso. Persone buone e gentili, nella schiera dei semplici che si accontentano di un po’ di pane e di una infinita felicità. Roberto si dava da fare come poteva, per portare quell’onesto pezzo di pane a casa. Pochi giorni prima, sul suo profilo, scriveva in calce a una foto della moglie e della figlia: “Vi amo da morire, Dio vi benedica grandemente”. Rosa era una di quelle madri e mogli incrollabili, donne che reggono pesi sulle spalle, senza mai rinunciare alla dolcezza. Miriam era una bellissima ragazza, con gli occhi luminosi e puntati sulla vita. Di lei un’amica ha scritto: “Eri una delle bambine più dolci e carine che avessi mai conosciuto. E da donna lo eri diventata sempre di più, con una parola buona per ogni circostanza”. Le persone semplici, che lasciano, ovunque, un segno indelebile.

Continua il viaviai nella piccola e affettuosa comunità. Mano sulla bara, sulla labbra e poi il segno della croce. Arriva Luca. Ha una maglietta rossa e un pantaloncino blu, il braccio sinistro è ingessato. Lo proteggono. Lo circondano. Lo sorreggono. Lo accompagnano alla sedia. Qualcuno non ce la fa più e scoppia a piangere. Luca no. E’ impietrito. Si siede. Chiede un po’ d’aria, che l’amore gli lasci spazio per respirare. Chiede e ottiene un bicchiere d’acqua. Non manda visibilmente baci a coloro che ama e che non può abbracciare, perché baci e carezze sono tutti nei suoi occhi stanchi. E sono i penultimi, nell’attesa del funerale di domani.

Vorrebbe svegliarsi, Luca. Vorrebbe che qualcuno gli dicesse: dai siamo qui, è stato solo un brutto sogno. Sulla parete, poco sopra la sua testa, c’è sempre il cartello: “Dio ti ama”. Come viene difficile, ma come è necessario, crederlo adesso.


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