Orlando, sì o no: ma in Europa uno come lui non sta affatto male

Orlando, sì o no: ma in Europa uno come lui non sta affatto male

La candidatura del Professore
L'OPINIONE
di
3 min di lettura

Sono cominciate da un pezzo, a destra, sinistra e centro, le grandi manovre circa la scelta delle candidature per le europee dell’8 e 9 giugno 2024. Sono pure cominciate da un pezzo le grandi manovre circa la composizione di liste con diversi simboli dentro idonee, almeno nella mente dei compositori, al superamento del temuto sbarramento del 4% per accedere al Parlamento di Strasburgo. Sulle liste faremo un ragionamento specifico.

Desidero soffermarmi, invece, sulla notizia dell’ultima ora riguardante la candidatura dell’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando. La novità non sta tanto nella volontà di candidarsi, piuttosto è la casa ospitante il segnale di una scontata e forse definitiva rottura con il PD, fino a ieri partito di cui Orlando era un tesserato. Correrà con Alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, decisione assunta dopo l’imbarazzante silenzio della dirigenza piddina, a cominciare dalla segretaria Elly Schlein, sulla disponibilità ad esserci mostrata da Orlando.

Il no a una candidatura dell’ormai eterno “Sinnacu Ollannu”, ripeto, era scontato, troppo radicata la mentalità correntizia dei capi bastoni del PD da poter immaginare uno spazio per un nome talmente pesante. In proposito adesioni e critiche non mancheranno, del resto tra i non pochi difetti del Professore non troveremo mai grigiore, opportunismo e anonimato, le polemiche se le cerca e le lodi le accetta volentieri purché gratis, senza ambigui ammiccamenti.

Le critiche dicevamo, ecco, leggiamone alcune sbirciando i social: “Ha rovinato Palermo ora rovinerà l’Europa”. Appare di stomaco questa invettiva, Orlando ha lasciato Palermo con vari problemi, è vero, però innegabili i cambiamenti radicali sul piano culturale e della vivibilità cittadina avviati.

Inoltre, non mi pare che andato via da Palazzo delle Aquile i palermitani siano improvvisamente diventati felici e contenti, eppure il suo successore, Roberto Lagalla, dispone di risorse finanziarie legate al Pnrr prima impensabili. Andiamo avanti: “È come gli altri, un cambia casacca”. Un errore di giudizio che rischia di negare un’evidenza storica. Orlando non è mai stato nella condizione di cambiare casacca per il semplicissimo motivo che di casacca in realtà non ne ha mai avuta una se non la sua, pure quando ha avuto una tessera in tasca.

Dopo la Rete, nel cui simbolo era scritto “…per il Partito Democratico”, lui ha cercato un percorso politico coerente con l’idea originaria, che puntasse appunto alla nascita in Italia del Partito Democratico frutto di una virtuosa sintesi tra le importanti e popolari culture democratiche del nostro Paese, quelle che hanno scritto la Costituzione repubblicana e antifascista.

È il PD che sembra aver dimenticato il progetto, l’intento, praticando nel tempo una sommatoria di sigle e di gruppi dirigenti dilaniati da correnti e fazioni. Orlando non ha mai piatito voti ai partiti, era lui che dava forza e voti alle liste che lo hanno sostenuto, non il contrario. Adesso accadrà esattamente la stessa cosa. Altra critica: “È affetto da ‘candidatite’, presente nelle competizioni elettorali a qualsiasi costo”. Il segretario siciliano del PD ad esempio, Anthony Barbagallo, lo ha dichiarato. Certo, è singolare inventarsi una nuova malattia, la ‘candidatite’, da non confondersi con la candida, per trasformare un pregio in un difetto.

A candidarsi, quando devi superare una soglia di sbarramento e convincere l’elettore onesto, scansando scellerati scambi, a scrivere il tuo nome sulla scheda (ben diverso da liste bloccate, collegi blindati ed elezione sicura) ci vuole coraggio e un forte sentimento democratico, specialmente in un’epoca di stravolgente astensionismo.

Personalmente sono convinto, invece, che una candidatura di Leoluca Orlando alle prossime europee sia perfettamente spiegabile ovunque si esprima e al di là dei rischi. I temi della pace, dell’ambiente, di un’Europa solidale e unita, dei diritti umani, della giustizia sociale sono sempre stati in cima nell’attività politica di Orlando e in un modo talmente viscerale, insieme al contrasto all’inquinamento mafioso della politica e delle istituzioni fin dai tempi di Giulio Andreotti, da essere conosciuto e riconosciuto in contesti europei e internazionali.

La si può pensare come si vuole sul personaggio, simpatico a molti e antipatico a molti, ma in mezzo a tanta mediocrità della classe politica attuale essere rappresentati in Europa da una personalità del calibro di Orlando non sarebbe poi così male, anzi.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI