PALERMO – Una serata da incubo. Dieci, forse dodici nigeriani che rapiscono e seviziano un connazionale. Una punizione corporale che definire barbara è riduttivo.
Il 3 maggio scorso i carabinieri arrestano una coppia di nordafricani. Le carte dell’inchiesta aprono uno squarcio su una sacca di degrado che mette i brividi. Nel ventre di Palermo vivono persone capaci, secondo l’accusa, di orrori che, nonostante si evitino i dettagli, sono un pugno nello stomaco.
La raccapricciante storia parte da una casa di via Scillato e finisce in una bettola di Ballarò. In carcere la settimana scorsa sono finiti Atu Innocent, 20 anni, e Pricess Oge Iloaunusi, di 44. Sono accusati di avere sequestrato, picchiato e violentato un connazionale “colpevole” di avere avuto una relazione con la donna.
L’incubo inizia con una telefonata al 112. Qualcuno, il 28 febbraio scorso, chiama i carabinieri. Ha sentito un uomo gridare aiuto dall’interno di un’abitazione. I militari piombano al quinto piano di una palazzina di via Scillato, nella zona di via Perpignano. “Sto morendo, fate presto”. Buttano giù la porta. C’è un uomo a terra. Dolorante e disperato. Lo prendono in cura i sanitari dell’ospedale Ingrassia. L’uomo racconta della relazione con la connazionale e di quel maledetto incontro avvenuto la sera prima nella zona della stazione centrale.
All’appuntamento la donna si presentata con un amico. Almeno così aveva detto. Sono i due nigeriani arrestati, che lo convincono a seguirlo nella casa di via Scillato. Qui la vittima scopre che i due non sono amici, ma compagni. La donna pronuncia la frase: “È lui”. Spuntano altri dieci uomini. “Io ero nel salone e gli uomini mi hanno preso con forza e trasportato in cucina. Uno mi ha dato un calcio alla gamba. Sono caduto a terra. Un altro mi ha colpito al viso con un pugno”.
È solo l’inizio dell’incubo. In quattro gli impongono di salire in macchina. Lo conducono in un posto a Ballarò ancora in corso di individuazione. La vittima non ricorda esattamente dove, ma è certo che si trovi nel rione della vecchia Palermo sempre più popolato di extracomunitari. È comunque un posto dove lo aspettano una dozzina di persone. La vittima racconta ai carabinieri: “Loro bevevano, alcuni si sono ubriacati. Credo che fossero dodici. Il marito (si riferisce al nigeriano arrestato ndr) mi ha detto che dovevamo andare in bagno per il giuramento. Mi hanno tolto i pantaloni e le mutande. Mi hanno picchiato, facendomi cadere a terra”.
È un’escalation di violenza: “Uno si è presentato in bagno con un bastone. Un altro ha preso qualcosa che facesse da lubrificante. Mi facevano piegare in avanti e mi penetravano con il bastone. Io piangevo e chiedevo aiuto. Mi dicevano che stava per finire e invece mi hanno obbligato a prendere in mano il mio pene e mi hanno infilato dentro uno stuzzicadenti. Mi dicevano che avevo finito di fare sesso”.
Poi, l’uomo è stato condotto di nuovo nella casa di via Scillato. La casa dove i carabinieri hanno messo fine alla sua sofferenza. Il pubblico ministero Claudio Camilleri ha chiesto e ottenuto l’arresto due nigeriani. Le indagini sono solo all’inizio. Resta da individuare il resto del branco che lo avrebbe umiliato. Dal referto dei medici arriva la prima pesante conferma del quadro indiziario. I segni delle violenze sono stati certificati.